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Brasile dopo Lula sarà sicuro??

Creato il 24 agosto 2010 da Lamiaeconomia
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Vi ripropongo un'articolo sul Brasile del dopo Lula,io non sono cosi convinto che tutto filerà liscio.... Fate attenzione a dove investite abbiate una vision di lungo, non fatevi prendere dalle chicchere di chi non conosce il Brasile,ottima terra,ma ricca di contraddizioni e tipiche dei paesi emergenti che non lo sono per PIl,ma per struttura sociale.
A quattro mesi esatti dalle elezioni presidenziali in Brasile, la campagna è entrata nel vivo: da un paio di settimane i due principali candidati sono appaiati in tutti i sondaggi d'opinione. José Serra, ex governatore dello stato di San Paolo, portacolori dell'opposizione, ha perso, come c'era d'aspettarsi, il vantaggio iniziale sulla meno nota Dilma Rousseff, capo di gabinetto del presidente Lula, che ha costruito il suo recupero con una lunga sequela di apparizioni pubbliche a fianco del suo mentore, sfruttandone la straordinaria popolarità.
Lula sarà la sua carta migliore anche nel prosieguo della campagna.
L'economia brasiliana scoppia di salute: crescerà quest'anno almeno del 6,5% e i timori sono semmai di un surriscaldamento. I mercati finanziari sono tutto sommato tranquilli, nonostante l'onda lunga della crisi europea sull'avversione al rischio. Otto anni fa, all'approssimarsi dell'arrivo di Lula al potere, il panico portò il rischio-paese a 2.400 punti base. Oggi non arriva ai 250, vicino ai minimi storici.
Lula è stato il custode dell'ortodossia economica introdotta dal suo predecessore, Fernando Henrique Cardoso, e i mercati anticipano che, dopo le elezioni, chiunque sia il vincitore, la politica economica sarà nel segno della continuità.
Dilma, considerata il candidato più di sinistra, si è spesa nei giorni scorsi per andare a New York a rassicurare gli investitori internazionali che sarà proprio così e che raccoglierà anche in questo l'eredità di Lula. Nelle stesse ore, Serra, che di Cardoso fu ministro della Sanità, ha brillato per la sua assenza, come riferisce Maria Cristina Fernandes, del quotidiano Valor, a una celebrazione del Piano Real che, sotto Cardoso stesso, fu la pietra miliare della sconfitta dell'inflazione e dell'attuale impianto di politica economica. Il candidato dell'opposizione è anzi uno dei critici più aspri del rigore della Banca centrale.
L'ennesima dimostrazione che le categorie di destra e sinistra non hanno più significato in America Latina, ma anche un segnale ai mercati che farebbero bene a non dare tutto per scontato nel dopo-Lula.
Nel Brasile del prossimo quadriennio, tuttavia, i cambiamenti più importanti potrebbero venire non tanto dalla politica macroeconomica (che oggi si regge sul "treppiede" della lotta all'inflazione, della disciplina fiscale e del cambio flessibile), ma sul fronte della presenza dello stato nell'economia e della regolamentazione.
ià nel secondo mandato di Lula, c'è stata una tendenza strisciante a gonfiare ulteriormente una macchina statale ipertrofica (con più spese e più tasse: i brasiliani lamentano un carico fiscale da paese avanzato con servizi pubblici da Terzo mondo) e a ritoccare le regole in un modo che, in diversi campi, dai servizi di pubblica utilità al petrolio, viene scoraggiato l'investimento privato.Una tendenza che, con Dilma o con Serra, entrambi più statalisti dello stesso Lula, può aggravarsi e mettere un freno alla recente età dell'oro.
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Dott Fabio Troglia
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www.lamiaeconomia.blogspot.com

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