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Brasile e Messico spiati, niente scuse da parte degli Stati Uniti

Creato il 04 settembre 2013 da Eldorado

Messicani e brasiliani: gente di cui non fidarsi. Questo è almeno quello che pensano alla NSA, la National Security Agency, l’agenzia più segreta degli Stati Uniti, messa ora a soqquadro dalle rivelazioni dell’ex analista Edward Snowden. Ci sono volute settimane per mettere insieme il materiale divulgato dalla talpa, ma alla fine alcuni risultati sono venuti fuori e cioè che sia Dilma Rousseff che Enrique Peña, presidenti di Brasile e Messico, erano sistematicamente spiati. Un poco come succedeva con i loro colleghi europei che dopo aver minacciato strali, si sono presto adeguati al fatto che comunque, anche tra amici, lo spionaggio può essere tollerato.

Non sono della stessa idea i brasiliani che, a ragione, l’hanno presa malissimo. Telefoni, e-mail, messaggi, cellulari della Rousseff e dei suoi più stretti collaboratori sono stati per lungo tempo sotto controllo. Il Brasile, in definitiva, è per gli Stati Uniti il paese chiave in Sudamerica, a conferma della sua posizione di gigante in pieno sviluppo sia per quanto riguarda l’economia che per il ruolo politico nella regione. Non solo, secondo dichiarazioni attribuite all’ex direttore della CIA, Michael Hayden, l’interesse per il Brasile farebbe capo alla presenza in questo paese dei terminali dei cavi sottomarini che distribuiscono le informazioni tra il continente americano ed il resto del mondo: dettaglio non da poco. Il Brasile, insomma, è un amico, ma anche un pericolo, visto che spesso si fa trascinare dalla corrente delle rivendicazioni bolivariane, creando disappunto e sconcerto a chi a Washington vorrebbe tirare le fila. I due paesi non potrebbero essere diplomaticamente più lontani in questo momento. Mentre i brasiliani parlano di sovranità violata, non ci sarà nemmeno una presentazione di scuse da parte degli statunitensi: John Kerry, nella sua visita in Brasile di metà agosto, ha sostanzialmente ribadito che gli Usa hanno attuato nell’ambito delle leggi internazionali. Come? Agendo in nome della prevenzione e della sicurezza per i cittadini di tutto il mondo, azione che legittima lo spionaggio come attività preventiva.

Meno scandalizzati sono apparsi invece i messicani, abituati a convivere con gli Stati Uniti e con i loro sistemi spesso poco convenzionali. A parte i soliti passi diplomatici, la sfuriata sembra destinata a durare quel poco che serve per mantenere un minimo di decoro. Poi, in un mondo ormai abituato a tutto e di più, passerà anche questa.

La Rousseff, Peña Nieto e Barack Obama si troveranno di fronte tra poche ore, al Summit di San Pietroburgo, che riunirà il G20. Qui la Rousseff, probabilmente in seguito a cosa avrà da dirle Obama, deciderà se confermare o no la visita del 23 ottobre a Washington, una visita che un presidente brasiliano non compie da diciotto anni. Cancellarla significherebbe congelare una relazione che nel paese sudamericano è ormai vista con poco riguardo.


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