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CONFEDERATIONS CUP BRASILE-SPAGNA – Torneo relativamente recente, come è nuovo il sapore di questa finale. Brasile-Spagna, la nazionale che vinto più mondiali contro la fresca dominatrice planetaria, il futebol bailado nato in biancoenero contro il tiki taka brevettato dal Barcellona dell’ultimo decennio. Tanti sono i temi caldi per l’atto conclusivo della Confederations Cup, soprattutto in vista del prossimo Mondiale, ma Fred non ha voglia di chiacchiere e fa subito quel che sa fare meglio: gol. Un minuto e mezzo e l’ex Lione buca Casillas da vero rapace d’area. Alla faccia dei detrattori. E Scolari si coccola il suo bomber, tanto criticato eppure tanto decisivo. La gara si infiamma, spagnoli riversati in avanti a caccia del pari, Oscar all’ottavo fa la barba al palo, tifo talmente indiavolato che arbitro e calciatori devono parlarsi a dieci centimetri per sentire qualcosa. Campioni del mondo in difficoltà, i verdeoro spingono a 100 all’ora.
Ritmo indiavolato. Paulinho al 12′ prova un pallonetto magnifico, Casillas si salva con qualche problema. Atmosfera elettrica, al quarto d’ora Neymar contribuisce a renderla ancora più nervosa accentuando pesantemente un contatto con Arbeloa, che costa il giallo (comunque sacrosanto) al difensore. La Spagna concede enormi spazi, gli interventi si fanno sempre più decisi, non è facile trovare la via per l’imbucata e allora Iniesta fa da solo e va al tiro dalla distanza. La palla sarebbe uscita, ma Julio Cesar preferisce non rischiare. La partita si normalizza, ne approfittano le Furie Rosse per provare il proprio gioco, la pressione verdeoro è comunque straordinaria, Luis Gustavo in versione diga, al minuto 24 Fred va al tiro con la palla che si perde a lato. Percussione di Hulk, che salta un uomo e punta la porta per poi servire Oscar, Ramos lo stende al limite. Capannello di giocatori intorno all’arbitro, scena ricorrente della serata, i brasiliani vogliono il rosso ma il giallo è giusto. Hulk tira una sassata spaventosa, ma la precisione non c’è.
Alla mezz’ora errore gli spagnoli sbagliano un disimpegno (non l’unico), ne approfitta Neymar che regala un cioccolatino a Fred ma stavolta il bomber si fa fermare da Iker. Iniesta le prova tutte, cerca la chiave per liberare i suoi dalle catene verdeoro, ma è solo in questa missione. L’occasione per sistemare le cose ci sarebbe, clamorosa, capita a Pedro: l’attaccante del Barcellona si trova uno contro con il portiere e lo infila ma senza fare i conti con David Luiz. Il difensore del Chelsea, che aveva seguito tutto il contropiede, salva sulla linea. È il simbolo di un Brasile, cantiere ancora aperto ma con grande voglia di costruire e non mollare mai. E il dio del calcio lo ripaga prontamente. Minuto 43, Neymar dialoga con Oscar al limite e poi scarica un sinistro devastante sotto la traversa. È una vesta carioca, tutti i giocatori vanno a farsi abbracciare dai tifosi. Il primo tempo finisce con il boato del Maracana, la Spagna dovrà darsi da fare per risalire la china.
È finita male la prima frazione di gioco per le Furie Rosse, inizia peggio la seconda. Tre giri d’orologio e il cecchino fa Fred centra ancora il bersaglio, bello il velo di Neymar che lo smarca, il numero nove infila Casillas con un gran diagonale. Attenti a quei due la prossima estate. Del Bosque, che fino a questo momento si è limitato ad osservare il tam-tam brasileiro, decide di farsi notare e inserisce Navas al posto di Mata. Non pervenuto il numero 10 del Chelsea. Certo, la dura semifinale con l’Italia, finita ai rigori dopo 120 minuti molto intensi, rende le gambe degli spagnoli certamente più pesanti, anche in virtù di un giorno di riposo in meno rispetto ai brasiliani, ma è proprio la lettura dell’incontro a fare acqua. Al 53esimo arriva l’episodio propizio, Marcelo procura un rigore da pivellino, Ramos (chiedere chiarimenti a Del Bosque sui rigoristi), lo calcia di parecchio a lato.
È una Spagna che non scarta i regali, pessimo segnale, il pubblico capisce l’andazzo e torna a cantare. Fuori Torres, dentro Villa. Tre belle banderillas già piazzate, è il Brasile a fare il torero e va ancora vicino al gol prima con Hulk e poi con Marcelo. Tutti uniti e compatti i verdeoro, nessuno si tira indietro se c’è da far legna, tutti pronti a ripartire di scatto. Lo fa Neymar al 68esimo, veloce come una saetta, Piqué lo stende e se ne va sotto la doccia in anticipo. La gara comunque è già finita da un pezzo. Vita facile per il neo acquisto del Barcellona, i difensori spagnoli non lo prendono mai (sarà il caso che imparino in vista del prossimo campionato…), che fa tremare Casillas sulla punizione seguente, fuori di un soffio. Passerella, prima è Hulk ad uscire dal campo tra gli applausi poi tocca a Fred, cinque gol per lui in Confederations, ora tutto il Brasile ha imparato ad amarlo. Entra Jo, all’82′ cerca gloria personale anche lui ma Casillas dice no. Ci prova anche Villa, ma Julio Cesar (ottima la sua partita) vola e incassa il boato della folla.
Giù di schianto dopo il primo gol in avvio, in questi anni non è mai capitato di vedere una Spagna così. Il re è nudo? No, ma urge riforma costituzionale. Non si regna più per diritto divino, è necessario anche saper governare e reinventarsi, probabilmente il Del Bosque gestore di uomini non basta più. Stasera ha trovato dinanzi un Brasile che ha aggredito fin dal primo minuto, una seleçao dal sapore vagamente europeo ma con calore sudamericano, che trova nell’estro di Neymar e nella Fred…dezza del proprio centravanti il compimento di un progetto non ancora in fase conclusiva ma ben lanciato. Domani a Rio de Janeiro è prevista un’enorme manifestazione, il trionfo in Confederations non cancella i problemi di una nazione, la nazionale però, se continua così, avrà un futuro roseo.