Magazine Cultura

Brava a letto

Creato il 06 agosto 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

di Iannozzi Giuseppe

Conosco, so il bene, so il male. In pratica, so un bel niente. Ma tanto fa, e deve bastare per continuare a esistere. Avrò il sorriso di Sartre o Camus? O piuttosto quello di Boris Vian? “La schiuma dei giorni” si riversa tutta in “Caligola”, e ancora va in cerca di Sartre e di sua moglie e non dice mai tutto, della sua compagna. Così annoiato, passo in rassegna i libri fra le mani: li ho amati, più di me stesso, almeno alcuni, ma lo stesso piacere non provo toccando le copertine delle novità editoriali. Prendo a caso dal mucchio un libro: conosco l’autore e conosco il suo chiodo fisso. Non mi soffermo. L’ho già letto. Passo oltre. I neon della libreria esplodono in un concerto di luci: fuori è calata la notte. E l’imbrunire, il tramonto del sole, l’ho perso rinchiuso dentro a questa muraglia di libri ammonticchiati. Sconto del quindici per cento sul prezzo di copertina. La letteratura si svende, ma le tasche dei più sono vuote, come i cervelli. Non è una novità! Ironia. Ironia. Ironia. Bisogna ricordarsi che l’ironia è pane azzimo sotto i denti per il critico ma anche per il semplice lettore. In troppi hanno dimenticato questa regola, così si abbandonano e prendono il solito Oscar Mondadori, poco il prezzo, poco. Sempre meglio di niente.
Che gusto c’è nel leggere i soliti quattro nomi? Non so. Meglio di niente, questo continuo a ripetermi. Meglio che leggere Novella 2000 e 3000, ma le cose non dovrebbero andare così.
Il commesso è stanco e sulle labbra gli si può leggere il disgusto: odia il suo lavoro, odia parlare di libri che non conosce per dare consigli alla gente che sciama di fronte a lui con un cachinno malevolo che sembra significare “adesso ti frego io, bello mio!”
“La carità di Giulia” di Fabio Romano, un libro superbo, una delle poche novità veramente intelligenti, storiche, di quelle che rimarranno oggi e domani, eppure pochissimi ne hanno parlato; e il commesso non saprebbe dire una virgola né su la carità, né su Giulia. Semplicemente non sa. Non posso fargliene una colpa: in fondo lo capisco, lo vedo, è incastrato nel suo ruolo. E non si può smentire. Mi consolo pensando che Fabio Romano appartiene già alla storia della letteratura italiana, anche se il suo tempo non ha saputo riconoscergli la meritata grandezza intellettuale e artistica. Il cellulare suona: guardo il display, è la mia ragazza. Rispondo e blatero le solite parole di rito e che “sì, certo, questa sera andremo a vedere quel film e poi si andrà in birreria”. Non ho il coraggio di dirle diversamente, perché ‘diversamente’ significherebbe aprire un punto di rottura. Una vocina mi dice che sono ‘un bastardo’, ma a questo mondo siamo soli, nasciamo da soli, e tutti poi ce ne andiamo da soli. L’esistenzialismo è la ragione della nostra vita e chi non sa accettare “…!” non è in grado di farsi strada nella strada della vita. Fabrizio De André mi sorride col suo sorriso stanco sepolto in una copertina che dovrebbe parlare della sua vita. Provo un po’ di pena per quella fotografia, ma è sentimento che se ne muore in un niente chiamato tempo, perché so che il vero Fabrizio è nelle canzoni che ho amato e non altrove.
Una signora sulla quarantina mi sta osservando già da un po’ di tempo. E’ triste. E’ bella. Ma profondamente sepolta nella sua solitudine. Timidamente, quasi sfrontatamente, si avvicina a me. Tenta l’abbozzo d’un sorriso. E poi, alza un libro: “Brava a letto”. Mi dice che è un bel libro. Me lo ripete un’infinità di volte. E gli occhi degli altri avventori ci sono tutti addosso. Lei sbianca in volto, poco. Io, nessuna reazione. Sono abituato a simili scene. Mi è già successo. Aggiunge che ha già visto la mia faccia da qualche parte. Le sorrido. Ma dietro c’è il nulla “temuto e aspettato”. Prendo il libro dalle sue mani, sfoglio qualche pagina: è come rubare biglietti d’auguri tondelliani e lasciare che sia la luce dei neon a farli prigionieri. Poso il libro. Sorrido ancora. E dentro il sorriso, questa volta non c’è neanche il niente. Lei è dispiaciuta, ma l’esistenzialismo non ammette concessioni a nessuno. Il calore umano è qualcosa che ognuno di noi può ottenere solo lottando da solo. Non sento il bisogno d’esser salvato. Certe cose fanno parte della vita. E la vita la vivo, con tutte le sue imperfezioni: non lascio mai che sia lei a dominarmi per fuggire, poi, magari, quando ne avrei maggior bisogno. Passo alla cassa: pago i miei libri, pochi a dir la verità, perché le novità reali sono poche ed esco. E il commesso non ha detto un solo “ma”, felice perché non l’ho imbarazzato con domande a cui avrebbe saputo rispondere con piena falsità solo per educazione commerciale.
Fuori l’aria è quella dell’inverno. Faccio un nodo alla busta dei libri e me la trascino meco come una appendice necessaria. Chiamo la mia ragazza sul cellulare, ci diamo un gancio come si usa dire, e la serata ha inizio sul serio.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :