Regia: Mel Gibson
Origine: USA
Anno: 1995
Durata: 177'
La trama (con parole mie): siamo in Scozia, sul finire del milleduecento. Il regno di Edoardo il Plantageneto, Re d'Inghilterra, soggioga le popolazioni locali come mai prima era stato sotto l'egemonia inglese da sempre patita: il giovane William Wallace, persi il padre ed il fratello maggiore proprio per mano degli uomini di Edoardo, lascia le terre d'origine con lo zio per tornarvi adulto ed istruito, pronto a ripartire da zero nella speranza di trovare una donna e costruirsi una famiglia.Quando, sposatosi in segreto con Murron per evitare lo Ius primae noctis ripristinato proprio dal Plantageneto, vede sua moglie morire, Wallace da inizio ad una vera e propria rivolta che porterà sconvolgimenti da una parte e dall'altra del confine conteso con l'Inghilterra.Le prime, soprendenti vittorie dell'improvvisato leader militare porteranno i nobili scozzesi a dover valutare se appoggiarlo nella lotta alla Corona o se tradirlo per consolidare i propri domini.Sarà la Libertà, a trionfare, o il desiderio di proteggersi?
Ricordo benissimo, la prima volta che vidi Braveheart in sala.Ero nel pieno dell'adolescenza, un venerdì sera quando ancora il venerdì sera non si usciva, ma solo il sabato, con mia madre.E ricordo quanto influenzò una certa parte di me, ai tempi legato ad un passato storico che non avevo vissuto ma che esercitava un fascino unico, alla volontà di uscire dal guscio della timidezza che aveva pesato come un macigno negli anni precedenti, al desiderio di scrivere proprio partendo da una cornice come quella: sono passati quasi vent'anni, da quel giorno, io sono cresciuto e cambiato profondamente, e se potessi tornare indietro, probabilmente, prenderei a schiaffi quello stronzo pieno di sè che sognava un'esistenza da poeta o da guerriero accanto ai William Wallace ed una vita da chiudersi al massimo entro i trentacinque, solo perchè confuso rispetto al fatto che i geni debbano necessariamente morire giovani.Sono passate anche parecchie visioni di questo film, che trionfò agli Oscar - ebbe cinque statuette nonostante un solo Globe - e senza dubbio rappresenta quello che dagli Oscar ci si aspetta, in termini di presa sul pubblico, una certa retorica e confezione, nonchè l'ultimo lavoro di Gibson regista degno di nota, eppure il suo effetto continua a farsi sentire, in casa Ford.A partire da Gibson, che sarà un pazzo integralista cattolico, ma che continua a starmi clamorosamente simpatico, passando per Brendan Gleeson, Tommy Flanagan, Brian Cox e James Cosmo - caratteristi che oggi adorano molti appassionati del grande e piccolo schermo -, senza dimenticare la romanzatissima - almeno rispetto alla reale esistenza di Wallace - sceneggiatura di Randall Wallace e la colonna sonora - che all'epoca ascoltai allo sfinimento in cassetta - firmata da James Horner, tutto in questo film pare contribuire ad alimentare un'adrenalina ed un'emozione che nulla hanno a che fare con le farsesche idee degli esponenti della Lega che, negli anni, hanno purtroppo preso a modello la figura dell'eroe nazionale scozzese per portare avanti le loro imbarazzanti idee politiche.Dal giovane William sconvolto dalle morti di padre e fratello allo zio Argyle che promette di insegnargli ad usare prima la testa e dunque la spada fino alle sequenze mozzafiato legate alla morte di Murron ed alla conseguente vendetta, dalla battaglia di Stirling all'ormai storico finale e quella spada lanciata verso il cielo, tutto in questo blockbuster che pare confezionato per l'Academy riesce ancora oggi ad emozionarmi, a stimolare quella parte che, per quanto potranno mai dire i radical chic, è presente in ognuno di noi e che fa appello a sensazioni forse molto di pancia ma ugualmente efficaci e genuine.Senza contare, dunque, una perizia artigianale di fondo notevole - il lavoro su costumi e fotografia è ottimo - ed un utilizzo della violenza in battaglia che non cede a troppi compromessi - al contrario della parte legata alla tortura subita da Wallace, che comunque suona meglio dell'agghiacciante delirio del successivo La passione di Cristo, sempre firmato dal vecchio Mel -, quello che resta di Braveheart è l'emozione, l'idea di un racconto portato sullo schermo ad uso e consumo del grande pubblico ma ugualmente in grado di colpire anche chi da questo tipo di prodotto prende le distanze più per partito preso che per empatia: personalmente, non vedo l'ora di poter condividere le gesta di William Wallace ed il suo "essere indomito" con il Fordino appena sarà grande abbastanza per affrontare la visione.Del resto, sono stato adolescente anche io, guardando questo film.E mi piacerebbe che lui potesse pensare che, dovendo combattere per la Libertà, avrebbe sempre e comunque accanto il suo vecchio.Che per quanto tamarro, zotico e pane e salame possa essere, non trova un piacere più profondo del vivere stesso, con tutta la passione e la libertà di farlo che comporta.
MrFord
"Tolling for the aching whose wounds cannot be nursed
for the countless confused, accused, misused, strung-out ones an' worse
an' for every hung-up person in the whole wide universe
an' we gazed upon the chimes of freedom flashing."Bob Dylan - "Chimes of freedom" -
Magazine Cinema
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