Shock. Solo queste parole possono riassumere la notizia arrivata in queste ore dall’Argentina. Alberto Nisman, il coraggioso procuratore Argentino che aveva accusato il regime iraniano di aver compiuto l’attentato contro il Centro Ebraico AMIA nel 1994, è stato trovato morto nella sua casa. Negli ultimi tempi, il Procuratore era apparso spesso sui giornali, accusando la Presidente Kirchner, di voler coprire le responsabilità iraniane nell’attentato terrorista. Lo scopo di questa politica, sosteneva Nisman, era quello di normalizzare le relazioni tra Buenos Aires e Teheran.
Proprio in queste ore, il Procuratore Nisman doveva testimoniare davanti ad una Commissione speciale del Parlamento argentino, in merito all’attentato dell’AMIA. Secondo quanto è stato rivelato, il Procuratore Nisman avrebbe avuto l’intenzione di rivelare l’accordo segreto tra Argentina e Repubblica dell’Iran, ovvero la piena assoluzione per i rappresentanti del regime islamico. Per la cronaca, il Procuratore Nisman è stato trovato senza vita, nella sua casa, in una pozza di sangue. Sinora gli inquirenti non hanno ancora dichiarato, ufficialmente, la causa del decesso.
Vogliamo ricordare che, per l’attentato contro l’AMIA – 85 morti e 200 feriti – l’Interpol emise mandati di cattura per ben sei rappresentanti del regime iraniano: Ali Akbar Rafsanjani, Ali Fallahijan, Ahmad Vahidi, Moshen Rezaee, Ahmad Reza Asghari e Imad Fayez Mughniyeh (uomo di Hezbollah, ucciso nel 2008, ma sempre stato al servizio di Teheran). Per quel terribile attacco, ancora oggi, nessuno ha veramente pagato.
La morte del Procuratore Nisman – indipendentemente dalla causa stessa del decesso – rappresenta un colpo durissimo per la verità, per la lotta al terrorismo e per dare giustizia alle vittime.