La trama (con parole mie): Walter White e il suo socio Jesse Pinkman sono riusciti nell'impresa di mantenere il lavoro da cuochi di meth - risparmiandosi la vita - al soldo di Gus Frings, re del pollo ed indiscusso boss della droga del Sud degli USA.I loro guai, però, non sono finiti: Skyler, moglie di Walt, venuta a scoprire i traffici del marito, vuole a tutti i costi dare una parvenza di legalità alla loro vita acquistando l'autolavaggio all'interno del quale lo stesso Walt aveva lavorato anni prima; Frings ha intenzione di sbarazzarsi al più presto dello scomodo Mr. White, e per farlo intende fare leva proprio su Pinkman e sui dissapori che spesso e volentieri dividono i due compagni di "cucina"; il cognato dell'ex professore, agente della DEA ferito da due esponenti del Cartello messicano, comincia ad insospettirsi proprio rispetto all'apparentemente innocuo Gus, e come se non bastasse la pressione dall'altra parte del confine comincia a farsi piuttosto importante, tanto da far presagire una vera e propria guerra per il predominio territoriale.Come se la caveranno i nostri due "eroi" in mezzo a tutto questo casino?
Cos'altro si può dire, di Breaking bad, se non che si tratta del miglior prodotto televisivo mai realizzato degli ultimi quasi dieci anni?Raramente mi è capitato di assistere all'evoluzione di una serie tv e rimanere così strabiliato da pensare che non potesse avere nulla da invidiare ai migliori prodotti da grande schermo: gli episodi più esplosivi di Twin Peaks, l'escalation emotiva di Lost, il finale di Six Feet Under e poco altro sono riusciti, nel tempo, a lasciare questo tipo di brividi al termine della loro visione nel sottoscritto.Breaking bad sembra essersene impadronito in sordina, agendo nell'ombra, in silenzio, quasi fosse tutto un complesso gioco di prestigio atto a distrarre il sottoscritto da quello che stava in realtà accadendo nel mio cuore di spettatore.Una cosa simile a quella progettata, realizzata ed orchestrata ad opera di uno dei personaggi più incredibili che mi sia mai capitato di seguire: l'ex professore, genio della chimica nonchè mente criminale quasi inarrivabile Walter White.Quando penso a lui, mi torna in mente il viaggio in Australia con Julez: nel corso della nostra tre giorni nel cuore del Kakadu National Park, tra tende e tuffi nel fiume, rane nei cessi e posti da mozzare il fiato, scoprimmo parecchio a proposito dei coccodrilli.Ci dissero che i suddetti, oltre ad essere la specie che ha subito meno cambiamenti dai tempi della preistoria - perchè, evidentemente, così "perfetta" da non necessitare evoluzioni di sorta -, apparentemente morti o imbalsamati a prima vista, dato il loro metabolismo molto lento, decidono di muoversi per agguantare una presa soltanto nel momento in cui sono sicuri di poterla uccidere.Se così non fosse, lo spreco di energie sarebbe troppo, per un fisico come il loro.Ed eccolo lì, Walter White.Un coccodrillo.Un uomo apparentemente innocuo, fragile, addirittura piagnucoloso.Uno che nel grande oceano del crimine potrebbe giusto fare la parte del pesce piccolo.Un topo di laboratorio il cui genio potrà valere soltanto fino a quando saranno i suoi capi a decidere che vale.Ed ecco l'errore fondamentale. Si finisce per sottovalutarlo.Un pò come Breaking bad, che parte sempre in sordina, quasi non si curasse troppo del pubblico, e si limitasse a raccontare spezzoni di vite assurde non tanto perchè in relazione con una vita criminale, quanto perchè governate da un'assoluta e grottesca mancanza di un perchè.E invece Breaking bad è l'incarnazione perfetta del suo protagonista. E viceversa.E proprio quando sei lì tranquillo a goderti l'ennesimo minerale di Hank, o il progressivo naufragare molto poco dolce in un mare di noia di Jesse Pinkman - spalla straordinaria, interpretata da un Aaron Paul a dir poco fenomenale -, senza il minimo preavviso, arriva.Con uno schiocco secco.E tu resti lì, fermo tra le sue fauci: abbattuto, divorato, sconvolto.Il coccodrillo ti ha mangiato, e non si ha neppure la certezza che possa versare almeno qualcuna delle sue proverbiali lacrime.E non ci sono parole per descrivere la sensazione lasciata dalle sue fauci, dai denti che hanno scavato ogni secondo di un climax strepitoso e di un finale che lascia attoniti, sconvolti dall'abilità di scrittura, interpretazione, regia ed emozione di quello che, senza dubbio, è un vero Capolavoro del piccolo schermo.Non ci sono altre parole per descrivere Breaking bad.O Walter White.E non c'è una soluzione diversa dal farsi masticare, inghiottire e digerire dalla letale creatura di Vince Gilligan, una delle cose più grandi mai apparse su questi schermi.Se pensate che sia esagerato, che scherzi o che sia preda di uno dei miei post più "emotivi", lasciate che vi dica una cosa: se potessi, vi direi di stare alla larga, da questo "caimano".Perchè quando decide di muoversi, per voi è troppo tardi, e scoprite di non avere più scampo.Il fatto è che non posso.E che non voglio.Perchè tutti dovrebbero vedere Breaking bad almeno una volta nella vita.E scoprire quanto sia terribilmente strabiliante godere nell'essere mangiati.
MrFord
"One look could kill
my pain, your thrill
I want to love you, but I better not touch (Don't touch)
I want to hold you but my senses tell me to stop
I want to kiss you but I want it too much (Too much)
I want to taste you but your lips are venomous poison
you're poison runnin'thru my veins
you're poison, I don't want to break these chains."Alice Cooper - "Poison" -