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La trama (con parole mie): la caduta di Gus Fring per mano di Walter White ha creato un vuoto di potere nella grande distribuzione della meth, ma anche una serie di problemi cui lo stesso Walt, Jesse Pinkman ed il loro forzato "socio" Mike non avevano pensato. Privi di un laboratorio all'interno del quale cucinare in sicurezza e di agganci per la distribuzione, con la DEA determinata a smascherare tutti gli appartenenti all'organizzazione del defunto re del pollo fritto, i tre dovranno mettere da parte le tensioni per rimettere in piedi la società cercando di tornare a guadagnare per garantirsi un futuro.Peccato che quello che avrebbe dovuto trasformarsi nelle fondamenta del loro nuovo impero muti presto in una spirale di violenza, vendetta, morte e rivelazioni sconvolgenti destinata a segnare e distruggere le loro vite per come le avevano conosciute fino a quel momento.E non solo quelle.
Nonostante il format della serie televisiva sia qualcosa di noto - ed amato - da un tempo ben più consistente di una ventina d'anni, non si potrebbe dire che sarebbe potuto essere lo stesso senza Twin Peaks. Il gioiello creato da David Lynch, all'inizio degli anni novanta, rivoluzionò totalmente l'immaginario del piccolo schermo, consegnando al pubblico quello che, a tutti gli effetti, è il primo, grande Capolavoro che sia nato ad uso e consumo dell'allora tubo catodico.Eppure, con la sua chiusura, tutto parve tornare alla placida routine degli anni ottanta, almeno fino a quando, esattamente il 30 settembre 2004, ebbe inizio la programmazione di Lost.Discusso, contestato, amato alla follia quanto ferocemente criticato, il serial dedicato alle avventure dei superstiti più noti della pop culture non sarà stato perfetto, ma ha avuto il grande merito di cambiare radicalmente il concetto di serie tv, portando di fatto il Cinema ed il suo essere "larger than life" - nel bene e nel male - sugli schermi degli spettatori comodamente stesi sul loro divano, regalando il cast of charachters più variegato ed amato di tutti i tempi. Capolavoro numero due.Ma si sa che non c'è due, senza tre: dunque ecco giungere, quasi in sordina, Breaking bad, crime thriller giocato tutto sulla disfunzionale famiglia White venuto alla luce negli anni di maggior lustro del ben più noto Dexter, del quale, di fatto, rappresenta la versione perfetta e non sbracata cui il serial killer dei serial killer ci ha abituati nelle sue ultime - e decisamente fallimentari - tre stagioni.Due anni per carburare, scaldare i muscoli, e poi via, con un terzo al fumicotone ed un quarto da cardiopalma, prima dell'annuncio che il quinto non solo sarebbe stato la conclusivo - meglio chiudere quando si è in cima, del resto -, ma che, spezzato in due parti, avrebbe prolungato la dolce agonia di tutti i fan di Eisenberg di una season in più.Dunque, qui al Saloon si è deciso di attendere in modo da poterlo affrontare tutta d'un fiato, senza dover fare i conti con quell'episodio otto che avrebbe significato fiato sospeso per un anno intero giocato tutto sulla dedica a Foglie d'erba di Walt Whitman, un altro magico Walt.Ed ora, eccomi qui.
A tentare di scrivere qualcosa a proposito di quella che, forse, è la serie televisiva meglio scritta di sempre.Ma cosa si può scrivere, del resto, di un personaggio come Walter White?Nessun altro charachter, positivo o negativo che sia, è riuscito ad incarnare gli eccessi di oscurità dell'animo umano meglio di questo professore di chimica cinquantenne vinto dalla vita e dal caso almeno quanto da una remissività per troppo tempo coltivata a scapito del suo genio.Nella determinazione glaciale e spietata di quest'uomo dedito alla famiglia a tal punto da arrivare a farsi odiare dalla stessa quanto il peggiore dei mali - lo stesso che combatte dalla prima all'ultima puntata - pur di regalare ai suoi membri un bene di cui lui stesso non ha mai goduto davvero, ed emancipando questa sorta di generosità riuscendo al contempo a realizzare i suoi più bassi istinti e pulsioni legate ad egocentrismo e desiderio di rivalsa si trova tutto il "lato oscuro" che ognuno di noi coltiva, più o meno alla luce del sole, per tutta la vita, e per il quale, spesso e volentieri, finisce per sentirsi in colpa cercando di espiarlo nei più comodi modi possibili.Eppure, la formula di Walter White non sarebbe stabile senza quello che, a conti fatti, rappresenta il suo vero figlio, Jesse Pinkman.E in quello sguardo, quel cenno d'intesa quasi impercettibile, c'è tutta l'intensità di due spiriti affini che si sono incontrati, combattuti, amati, odiati, presi d'esempio e sacrificati, tirando fuori il meglio ed il peggio l'uno dall'altro, fino alla fine.Perchè prima o poi le strade si separano, ed è giusto che il figlio prosegua dove il suo cuore lo conduce, lo stesso cuore fermatosi dopo una spettacolare rapina ad un treno che è stata, di fatto, l'inizio della fine.Ed è altrettanto giusto che il padre ceda il passo, cosciente di avere dato tutto quello che poteva, e anche di più, e, lasciato libero il figlio, si conceda la soddisfazione di godersi una libertà che non ha mai provato prima.Attimi di commozione e durezza, lucidità ed emozioni travolgenti.Un istante così intenso da farmi pensare che neppure Clint sarebbe riuscito a fare tanto, in una materia che è sempre stata decisamente sua.E meno male.Perchè se non ci fosse stato quello, sarei stato travolto da un finale fin troppo perfetto.
MrFord
"Guess I got what I deservedkept you waiting there too long, my loveall that time without a worddidn't know you'd think that I'd forget or I'd regretthe special love I had for you, my baby blue."Badfinger - "Baby blue" -
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