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Questa settimana, giornale fitto di notizie culturali.
La poetessa locale nota per le poesie tristi farà un reading di sue composizioni sulla positività.
Il coro XY proporrà canti alpini tradizionali.
Ci sarà un incontro su Jack Hirschman, professore che – così pare – ha avuto tra i suoi studenti un certo Him Morrison. Sono indecisa se correggere seduta stante l’errore o farlo andare in stampa così. In fondo, ognuno deve prendersi le sue responsabilità, no? E poi che ne so io, sconosciuta Scribacchina di provincia? Magari esiste davvero uno «Him» Morrison. Magari è pure famoso. Ed io – c’est incroyable! – dormo lo stesso.

Oggi la cultura si sposa alla politica: in redazione c’è una frizzante aria di elezioni.
E’ cambiata anche la musica: eliminata la solita radio commerciale, ecco comparire – a mo’ di notte cupa con esplosione in cielo di mille stelle – ritmiche swing miste ad accordi diminuiti, sostituzioni e vattelapesca. Credo che qualcuno nel mio ufficio – fresco candidato alle comunali – voglia ingraziarsi la sottoscritta. Tantopiù se consideriamo che il personaggio adora quella sottospecie di rumore che va sotto il nome di dance, techno o che diavolo.
Fino all’altro ieri non ascoltava jazz. Oggi – così pare – ne va pazzo.
Non c’è che dire: ha la stoffa del politico.

Ha anche la fortuna del principiante: ha pescato una jazz radio pazzesca. Probabilmente anche lei sa la sua missione, sa che mi deve comprare. E’ per questo che mi sta proponendo, proprio ora, un brano dove – zitto zitto – c’è il mio adorato Fabrizietto Bosso.

Mi spiace deluderti, cara e bella jazz radio: non sono in vendita.