Sulla strage compiuta da Anders Behring Breivik in Norvegia è già stato detto tanto, con la consueta aggiunta, in Italia, di orribili strascichi mediatici di cui non si dovrebbe nemmeno rendere conto, se il pericolo non fosse ogni giorno più grave.
Però alcuni elementi dovrebbero rimanere chiari. Breivik non era un pazzo isolato, ma un terrorista di destra, ultraconservatore e integralista cristiano. Quello è l’ambiente da cui proveniva e in cui si è formato anche il suo proposito stragista. È in nome di quella visione del mondo distorta e pericolosa che si è armato e ha deciso di uccidere.
Ci sono quindi temi su cui bisogna tenere alta l’attenzione:
- la diffusione di xenofobia e fascismi in tutta Europa, come analizza bene Wu Ming 1 in un post in cui si parla anche di Genova e come racconta l’articolo L’Europa delle destre;
- l’incitamento all’odio, una pratica ormai troppo diffusa e che rischia di travolgere ciò che rimane della società civile: lo si racconta molto bene su Peace Reporter, in un articolo intitolato Lezioni d’odio;
- le gravissime responsabilità del giornalismo italiano all’interno di questo scenario: se stiamo scendendo così pericolosamente la china la colpa non è solo della politica ma anche di chi fa (dis)informazione su giornali e tv: l’intervento di Mazzetta non poteva essere più chiaro;
- quando si parla di questa destra, non si può dimenticare che una tra le tante componenti ideologiche che ne formano l’anima è l’antifemminismo e la volontà di controllo sulle donne: ce lo ricorda Adrianaaaa, perché in Italia il problema è certamente più grave che nel resto d’Europa.