Magazine

Brescia: la leggenda di San Faustino e Giovita

Creato il 13 febbraio 2016 da Recyourtrip

Ci siamo quasi, da buon bresciano lo sento nell’aria, si sta avvicinando…il giorno di San Faustino è alle porte, manca poco.

Si possono già sentire i piatti che che vengono sbattuti uno sopra l’altro accompagnati da quella voce inconfondibile che ogni anno anima uno spezzone della via. Mi sembra già quasi di vedere le miriadi di bancarelle che vendono qualsiasi cosa, dai vestiti alle “peciotate”, o gli immancabili i cuochi od i pulitori seriali che si affidano alle più recenti innovazioni dei rispettivi campi.

E vogliamo parlare degli odori che accompagnano le maratone San Faustiniane?

Dalla moltitudine di dolci e dolcetti che stimolano la voglia di tornare bambini fino ad arrivare al classico inconfondibile “Tirapicio” che per i profani è il “Tiramolla”, la classica stringa con un sapore misto mou/liquirizia che si trova nei sacchetti di tutte le persone che terminano la visita della fiera. Per i bresciani tutti questo è la quotidianità del 15 di febbraio che si ripropone poi qualche giorno dopo nel paese valtriumplino di Sarezzo.

brescia san faustino leggenda major tirapicio tiramolla

Photo Credits: Rigato.net

Ma se sto parlando a te lettore bresciano, sicuramente tutte queste cose le conosci ma, quanto è bello far conoscere la nostra festa anche a chi non è bresciano, no?

Dunque, si, ora parlo a te non bresciano, non perderti ogni 15 di Febbraio la festa di San Faustino e Giovita a Brescia, troverai un’intera città in festa e tante ma tante bancarelle che animeranno questa ricorrenza che per Brescia è un must!

Ma parlandovi della festa non vi dico nulla di più di quanto già sapete, quindi vediamo di raccontarvi qualcosa in più, qualcosa che magari conoscete già oppure no…

Cosa narra la leggenda e storia di San Fastino e Giovita? 

San Faustino e Giovita, patroni della città di Brescia, vissero nel II secolo d. C ed erano due fratelli figli di una importante famiglia pagana di Brescia. Essi appartenevano all’ordine dei Cavalieri. Durante le loro frequentazioni, conobbero Sant’Apollonio, il vescovo di Brescia, e furono attratti dal Cristianesimo al quale poi si convertirono.

Fu lo stesso Sant’Apollonio a battezzarli. Sin dall’inizio si diedero da fare impegnandosi nell’evangelizzazione del territorio sicchè lo stesso vescovo nominò prete San Faustino e Giovita diacono. San Faustino e Giovita ebbero molto successo e ciò diede fastidio alla comunità pagana preoccupata di una possibile rapida diffusione del Cristianesimo, complice anche il fatto che San Faustino e Giovita erano di estrazione nobile e quindi potevano influenzare le cariche più alte.

In quel periodo si stava attuando la persecuzione voluta da Traiano e ciò spinse alcuni esponenti importanti della città ad invitare a Brescia Italico, il governatore della Rezia, in modo tale da fermarli attuando le direttive imperiali di Traiano. La persecuzione era cruenta, tanto che pure Afra, la moglie del governatore Italico, venne uccisa per via del fatto di essersi convertita al Cristianesimo.

Sopraggiunse la morte di Traiano a cui successe Adriano e questo fatto fece ritardare la repressione da parte di Italico. Questi attese la visita di Adriano a Milano per denunciare ed evidenziare San Faustino e Giovita come nemici per i pagani e per lo stesso Impero. Adriano ordinò quindi ad Italico di compiere la persecuzione e chiese a San Faustino e Giovita di rinnegare ciò che professavano, rinnegare la propria fede intimandogli la decapitazione.

San Faustino e Giovita vennero messi in carcere. Lo stesso imperatore Adriano al termine di una campagna militare passò da Brescia e si rivolse a loro per l’atto di devozione nei confronti del dio Sole.

Al loro rifiuto, esso ordinò di darli in pasto alle belve del circo.

Voi tutti penserete che la storia di San Faustino e Giovita termini in questo istante, in realtà la “Leggenda Maior” narra che fossero protetti da Dio e racconta di diversi episodi miracolosi, come questo per l’appunto. Le belve rimasero mansuete anziché divorarli  cosa che spinse alla conversione al Cristianesimo anche da parte degli spettatori che erano andati ad assistere al cruento “spettacolo”.

Si susseguirono altri fatti miracolosi. A seguito dell’episodio delle belve, il governatore ordinò di metterli al rogo ma le fiamme cessarono. Furono più volte torturati e portati a Roma per darli di nuovo in pasto alle tigri ma anche stavolta esse non si mossero. Furono addirittura imbarcati su una nave in tempesta ma la tempesta si placò durante il viaggio. Insomma, le torture proseguirono, il martirio non ebbe fine sino a quando non gli fu inflitta la condanna a morte e furono decapitati a Brescia il 15 febbraio 120-134 d.C.

Ecco perchè il giorno della morte si celebra la festività a noi tanto cara, proprio perchè questo giorno coincide con la loro entrata in Paradiso.

Essi vennero poi sepolti nel punto in cui successivamente verrà edificata la chiesa di San Faustino e Giovita.

Come diventano San Faustino e Giovita patroni di Brescia?

La leggenda non termina qui dunque, è articolata in altre due episodi.

Nel IX secolo si narra del miracolo della trasudazione delle spoglie di San Faustino e Giovita avvenuta durante la processione verso San Faustino Maggiore. Si dice che la processione si fermò nei pressi della chiesa e le reliquie dei due martiri cominciarono a trasudare sangue. Lo stesso duca Nano di Baviera, che partecipava alla processione, vide il miracolo e guarì da una malattia. Conseguentemente si convertì anche lui al Cristianesimo e regalò a Brescia un pezzetto della croce di Cristo, ora preservata all’interno del Duomo Vecchio. Questa reliquia era molto importante in quanto dava molto prestigio alla città.

La leggenda arriva dunque alla sua ultima fase, il terzo episodio che la caratterizza.

Nel 1438 Brescia è sotto il dominio di Venezia ed è sotto assedio da parte dei Visconti di Milano che si avvalgono dell’esercito di Niccolò Piccinino. Si narra che il 13 dicembre ci sia un’apparizione di San Faustino e Giovita sulle mura del castello vestiti in abiti militari come a significare che stessero proteggendo la città. L’apparizione avviene nella parte del castello chiamata Roverotto.

Notate bene la data: 13 dicembre…vi ricorda qualcosa?

A Brescia c’è un forte attaccamento popolare alla giornata di Santa Lucia. Questa è una Santa venerata dai Veneziani che in quel momento dominavano Brescia i quali associarono l’evento. Da allora si instaurò l’abitudine di fare dei doni a bambini.

Ecco quindi che si chiude la leggenda che in quanto tale presenta ovviamente delle inesattezze e delle incongruenze. Ad esempio si narra che i santi siano stati convertiti da Sant’Apollonio ma questi fu vescovo di Brescia nel IV secolo d.C. quindi i periodi non quadrano.

Ad ogni modo ora sapete qualcosa in più su questa festa che ogni anno anima la città.

Se qualcuno dovesse avere ulteriori informazioni per rendere questo articolo più completo basta che mi scriva tramite il modulo di contatto piuttosto che commenti questo post.

Vi ricordo che questo articolo fa parte di un progetto per la sponsorizzazione del territorio bresciano denominato #AmazingBrescia.

Abbiamo un gruppo Facebook dove vi invito ad unirvi ed a interagire per dare risalto al territorio bresciano.

Photo Credits immagine inizio pagina: Tweedot.com


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog