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Breve analisi sulle politiche monetarie in America Latina: prospettive e rischi

Creato il 27 agosto 2013 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Breve analisi sulle politiche monetarie in America Latina: prospettive e rischi

Negli ultimi dieci anni, le economie latino-americane hanno trasformato i propri meccanismi di politica monetaria. La maggior parte dei governi della regione hanno concesso una maggiore indipendenza alle loro autorità monetarie con l’intento di applicare una serie di politiche volte a controllare l’inflazione e a far in modo che tali operazioni si concentrino particolarmente sui propri mercati1.

I notevoli progressi nell’ultima decade, come ad esempio la ripresa della crescita e della stabilizzazione macroeconomica – conseguita grazie ad una serie di manovre monetarie che hanno cercato d’influenzare un tasso d’interesse favorevole – il considerevole sviluppo dei mercati mobiliari locali, gli attuali cambiamenti nel sistema finanziario e una corporate governance più flessibile, hanno contribuito non solo a migliorare la situazione dei mercati ma anche a modificare l’impatto e la portata del controllo monetario, creando la possibilità di implementare politiche macroprudenziali.

Queste politiche, concepite per coprire eventuali rischi sistemici2 sono possibili grazie all’utilizzo responsabile delle riserve obbligatorie da parte delle banche centrali, il cui obbiettivo principale è garantire la stabilità del sistema finanziario. L’utilizzo di tali riserve diverge quindi rispetto all’impiego classico, che prevede l’implementazione di politiche monetarie espansive, ovvero, l’incremento della liquidità.

Negli ultimi anni, le autorità di Paesi come Brasile, Colombia e Perù hanno applicato queste politiche prudenziali per contrastare la crisi economica, incrementando gli obblighi di riserva nel corso dell’espansione del ciclo economico (con l’intenzione di frenare la crescita eccessiva del credito) e le vulnerabilità ad essa associate, impegnandosi, invece, a ridurli durante la fase di decelerazione per alleviare le pressioni sulla liquidità3.

A prima vista, tutto ciò dovrebbe contribuire ad incentivare una politica monetaria migliore e più efficiente per l’intera regione latinoamericana4. Tuttavia, molte riforme sono rimaste incompiute5, e ciò ha contribuito a mantenere inalterati i segni d’instabilità macroeconomica che rischiano di mettere a repentaglio i notevoli miglioramenti conseguiti negli anni precedenti. Ad esempio, paesi come la Colombia e il Cile, si sono mostrati a favore di una politica volta ad aumentare il tasso di interesse, con inevitabili effetti inflazionistici. Altri segni di instabilità sono stati accertati negli ultimi anni in Honduras e Uruguay dove i tassi d’inflazione sono al di sopra della media del continente anche se hanno cominciato a decrescere a ritmi sostenibili.Per di più, la ripresa economica e la creazione di occupazione registrate fino ad oggi non sono state sufficienti a superare i vecchi ritardi della povertà e della emarginazione sociale6

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FIGURA 1: Nel primo grafico,viene mostrato nei dati l’andamento della povertà in America Latina dal 1980 al 20127.Nel secondo Grafico, è mostrato il tasso di povertà relativo espresso in % della popolazione del Continente latinoamericano8.

Il Fondo Monetario Internazionale, nel suo World Economic Outlook (WEO), indica una crescita del 3% nel 2012 e di un 3,7% previsto per la fine del 2013. Risultati tutt’altro che eccezionali considerando le aspettative di un periodo che molti cominciarono a chiamare il “decennio dell’America Latina”. La crescita economica della regione ha, difatti, rallentato in modo significativo ed è al di sotto della media degli ultimi dieci anni9.

Breve analisi sulle politiche monetarie in America Latina: prospettive e rischi

FIGURA 2: Crescita in America Latina durante il 2013, secondo le analisi di Moody’s Analytics10

Secondo José Juan Ruìz, capo economista della Banca Interamericana di Sviluppo (IDB), l’obiettivo principale – dopo il superamento degli effetti della crisi globale – sarà la crescita potenziale dell’America Latina e dei Caraibi, evidenziando che le esperienze dei singoli Stati possono risultare sostanzialmente diverse alla consistenza degli strumenti monetari utilizzati. Di conseguenza, ogni stato membro dovrà adottare delle manovre economiche consone alle proprie esigenze e risorse, senza considerare ricette singole e “ideali”.

Breve analisi sulle politiche monetarie in America Latina: prospettive e rischi

FIGURA 3: Grafico che spiega il funzionamento e gli effetti della politica monetaria11

Nel breve periodo, l’America Latina continuerà a mantenere una moderata crescita economica, inquadrata tuttavia in un contesto di elevata incertezza internazionale12. I rischi, in questo lasso di tempo, potrebbero manifestarsi principalmente con l’incremento delle importazioni, pur mantenendo un margine di attuazione fiscale e monetaria per contrastare possibili diminuzioni della domanda aggregata.

Nel medio e lungo periodo, secondo gli analisti, si aprirà uno scenario più complesso, causato da una minore domanda effettiva che porrà nuovi limiti all’attuale modello di crescita, in ragione di una perdita di valore aggiunto della produzione e una riduzione delle esportazioni di risorse naturali in molti paesi della regione13. I problemi strutturali nei paesi OCSE alimentano ulteriormente l’incertezza del mercato internazionale, dovuto principalmente alle necessarie, ingenti e lente riforme che si prospettano nel prossimo futuro. In un contesto di bassi tassi d’interesse nelle economie avanzate, questa incertezza può provocare un’elevata volatilità dei flussi di capitale e dei prezzi delle materie prime, con possibili fluttuazioni dei tassi di cambio. Uno scenario simile, potrebbe danneggiare la competitività di taluni settori chiavi della regione, ostacolando la diversificazione della produzione e la crescita futura14.

Un altro fattore rilevante, che ostacola gli investimenti nel continente e la sua crescita futura, sono le restrizioni valutarie che applicano stati come il Venezuela e l’Argentina. Questo fenomeno è provocato, secondo Alicia Bárcena, segretaria esecutiva della Commissione economica per l’America Latina e i Carabi (CEPAL), dall’attuale allentamento monetario in Europa, Stati Uniti e Giappone che ha battuto la competitività delle esportazioni della regione. Muovendosi in un orizzonte macroprudenziale, le autorità governative dei Paesi latino-americani non riconoscono più il sistema di tassi di cambio multipli, originando difficoltà per risparmiatori ed esportatori. Nell’ultimo anno in Argentina, la terza più grande economia dell’America Latina, si è passati da 4,30 pesos per dollaro a circa 5,40 pesos al dollaro, segnando un divario del 25%. Queste misure, iniziate dal Venezuela e perseguite dall’Argentina, non promettono una crescita esponenziale, in quanto generano una riduzione degli investimenti e provocano maggiore incertezza sul mercato nazionale e internazionale.

La recente situazione argentina rappresenta un’ulteriore elemento chiave nell’analisi in questione. Il provvedimento varato dal governo argentino che vieta l’acquisto di dollari con pesos argentini ed il divieto di rimettere all’estero i capitali ricavati nel paese ha generato uno stretto controllo sulle importazioni e sull’accesso alla valuta estera anche per il settore turistico15. Questa incessante stretta sulle transazioni valutarie, ha condizionato il resoconto della bilancia commerciale del paese, registrando una situazione di deficit dovuta alla crescita delle loro importazioni. Inoltre, la pressione in aumento al cambio nero del peso, come conseguenza delle restrizioni, può portare il Paese, come afferma l’ex presidente della Banca Centrale del Brasile Gustavo Loyola, ad una nuova situazione di “stagnazione economica”16

Il contesto economico descritto disegna pertanto un quadro “misto” per l’America Latina, con diversi gradi di intensità. Le economie della regione devono affrontare un ambiente esterno caratterizzato da incertezze e, in alcuni casi, aggravato dalla tendenza ad un apprezzamento delle loro valute o all’intensificazione delle esportazioni di materie prime. Accanto alle considerazioni macroeconomiche, occorre prendere in considerazione il fondamentale ruolo che svolgono attualmente le piccole e medie imprese (PMI) nella crescita e nella diffusione sociale dei suoi benefici. Queste unità, con il sostegno di politiche monetarie e fiscali adeguate, possono contribuire a consolidare i rapporti di produzione ed ampliare la competitività sistemica, aumentando in aggiunta la produttività complessiva. Tali misure potrebbero garantire il ritorno ad una crescita stabile in tutta la regione17.


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