Breve nota sul dialogo euro-russo nel contesto della transizione geopolitica unimultipolare

Creato il 28 maggio 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

Proponiamo di seguito il discorso che Tiberio Graziani, presidente dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) e direttore di “Geopolitica”, ha tenuto presso la sede della Rappresentanza della Commissione Europea a Roma, nell’ambito della conferenza “Russia ed Europa: le prospettive di un dialogo” di giovedì scorso, 24 maggio 2012.

Signore e signori, gentili partecipanti, buongiorno!
Per me individualmente, ma soprattutto per l’IsAG, l’istituto che sono qui a rappresentare, è un onore partecipare alla tavola rotonda sul dialogo euro-russo con eminenti personalità accademiche russe e italiane.

Innanzi tutto vorrei ringraziare gli organizzatori. Questa tavola rotonda è stata realizzata grazie alla collaborazione tra l’Università La Sapienza di Roma (specialmente il professor Antonello F. Biagini), la Fondazione Russkij Mir rappresentata dalla professoressa Natalia Fefelova, il centro per gli studi politici, economici e sociali EURISPES diretto dal professor Marco Ricceri, l’Istituto per la Democrazia e la Cooperazione diretto dal dottor John Laughland, la Fondazione per la Prospettiva Storica diretta da Natalija Naročnickaja, il Dipartimento per Europa e America dell’Istituto per l’Informazione nelle Scienze Sociali dell’Accademia Russa delle Scienze, diretto da Ekaterina Naročnickaja, l’IsAG e la Rappresentanza in Italia della Commissione Europea guidata dal dottor Lucio Battistotti, che ringrazio per l’ospitalità in questa splendida sala conferenze.

Si può affermare che questa tavola rotonda sia il risultato del dialogo che diverse entità italiane, come le nostre organizzazioni, stanno singolarmente sostenendo con interlocutori russi. Dopo aver ascoltato con grande attenzione e curiosità i relatori che mi hanno preceduto, vorrei introdurre nella conversazione alcuni elementi geopolitici circa il significato dell’attuale dialogo euro-russo.

A mio giudizio quando parliamo di cooperazione, dialogo o, in un senso più ampio, di relazioni tra Stati, è importante (e appropriato) prendere in considerazione il punto di vista geopolitico, ossia la prospettiva che emerge dall’analisi geopolitica del periodo storico in cui il dialogo avviene. Necessitiamo di quest’interpretazione geopolitica del dialogo, in particolare, per implementare i risultati del dialogo stesso con beneficio reciproco degli attori coinvolti e, soprattutto, per meglio comprendere come e in che misura la conduzione e i risultati del dialogo possano avere un effetto – nel medio e nel lungo termine – sull’evoluzione delle relazioni internazionali tra gli Stati e le organizzazioni coinvolti.

Il dialogo tra nazioni, organizzazioni e popoli è sempre auspicabile: è persino inutile sottolinearlo. Non di meno, possiamo dire che il dialogo tra attori politici – che esprimono visioni differenti e generalmente sono portatori d’interessi divergenti – ha senso solo se è basato su interessi strategici comuni e di lungo termine. Ciò è ancor più vero se gli attori coinvolti sono così importanti per il mondo intero come, senza dubbio, sono la Russia e le nazioni raggruppate nell’Unione Europea. Al contrario, se non esistono interessi strategici convergenti, il dialogo si riduce a pura e mera retorica politica (retorica che, per giunta, nasconde la conflittualità dei progetti geopolitici), o tutt’al più si concentra su interessi che convergono contingentemente e si riducono al breve termine, e che perciò sarebbe meglio analizzare nel contesto dello studio delle Relazioni Internazionali.

Per quanto concerne il dialogo tra Europa e Russia dobbiamo prima di tutto definire, almeno sinteticamente, l’odierno scenario geopolitico. Stiamo, per varie ragioni, attraversando un cambiamento geopolitico. L’analisi del nostro momento storico mostra che ci troviamo in una fase di transizione geopolitica. Possiamo definire tale fase come quella della transizione uni-multipolare. Durante questa fase il Sistema occidentale, guidato dagli USA (e in cui Europa e Giappone sono innaturalmente racchiusi, non per un’oggettiva comunità d’interessi, ma per eventi accaduti molti decenni fa), appare in costante declino.

Riassumerò brevemente alcuni elementi indicanti il declino del Sistema occidentale:

  1. l’elefantiasi (un tipo di cosiddetto gigantismo geopolitico) del Sistema, che racchiude l’intero emisfero occidentale (le “due” Americhe) e, per ragioni geostrategiche, Europa e Giappone;
  2. le cicliche crisi economico-finanziarie (ogni 30-40 anni il Sistema occidentale affronta una grande crisi: negli anni ’30, negli anni ’70 e ora dal 2008);
  3. la difficoltà di gestire le crisi militari, e persino quelle politiche e diplomatiche;
  4. la crescente militarizzazione della prassi geopolitica adottata dalla nazione-guida del Sistema occidentale (che evita le normali vie diplomatiche).

 
Nel contempo assistiamo, giorno dopo giorno, all’ascesa di nuovi attori geoeconomici e geopolitici. I nuovi attori cominciano ad organizzarsi, a partire dai loro punti di forza geopolitici, sulla base di necessità comuni in una prospettiva di lungo termine. Inoltre, notiamo, i nuovi attori mostrano un sempre maggiore interesse ad assumersi responsabilità a livello globale. L’azione comune di nuovi attori prefigura un nuovo ordine mondiale, che potremmo ragionevolmente definire multipolare. Stiamo dunque, a livello geopolitico, affrontando una transizione tra il vecchio sistema unipolare (dominato dall’Occidente) e il nuovo ordine multipolare. Diverse nazioni, come Russia, India e Cina all’interno della massa continentale eurasiatica e Brasile nell’emisfero meridionale, sono sempre più interconnesse tra loro; e sempre più spesso inseriscono temi tipicamente geopolitici nelle agende dei loro incontri.

Dopo questo breve excursus, necessario per fornire alcune coordinate geopolitiche entro cui muoversi, possiamo passare al dialogo tra Russia e Europa. La Federazione Russa è un ampio Stato sovrano, ossia uno Stato libero di scegliere le proprie alleanze al fine di rafforzare il suo ruolo di attore globale. Inoltre la Russia è uno Stato che, per ragioni inerenti la posizione ed estensione geografica e il rilevante bacino di risorse naturali, costituisce l’area pivot dell’intera massa continentale eurasiatica.

L’Europa, frammentata in vari Stati nazionali, sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ha cercato, senza successo, di realizzare un’unità politica. Ciò non è stato possibile – come risulta dall’analisi geopolitica – per una ragione fondamentale: l’Europa non è un vero attore geopolitico. A livello geostrategico l’Europa costituisce infatti la testa di ponte degli USA sulla massa continentale eurasiatica. Questa condizione limita i gradi di libertà decisionale dell’Europa: infatti l’UE non ha una chiara ed autonoma politica estera comune, né un autonomo sistema d’auto-difesa collettiva. Le decisioni strategiche dell’UE sono ampiamente subordinate agl’interessi statunitensi, racchiuse nella rigida struttura transatlantica. Ciò è in chiara contraddizione con gl’interessi geopolitici dell’Europa che, vorrei sottolineare, è parte dell’Eurasia, mentre gli Stati Uniti sono in un altro continente. L’agenda geopolitica degli USA in Eurasia mira a mantenere divisa la nostra massa continentale e neutralizzare il suo potenziale. Da ciò emerge la difficoltà di costruire un dialogo equilibrato tra UE e Russia (lo vediamo, proprio in questi giorni, al convegno della NATO, riguardo lo scudo ABM).

Finché l’Europa non definirà chiaramente la propria postura geopolitica, tenendo in considerazione fattori come

  1. la prossimità e continuità geografica con lo Stato-perno della massa continentale eurasiatica, la Russia;
  2. l’autonomia dall’alleato statunitense;
  3. la convenienza strategica di un accordo con Mosca;
  4. l’identificazione di propri interessi strategici nel contesto d’un nuovo ordine mondiale multipolare,

 
il dialogo sarà pura retorica, che cela un falso dialogo sugl’interessi strategici di lungo termine degli USA rispetto alla supremazia mondiale.

Nel contesto delle relazioni internazionali, il compito principale degli Europei è uscire da questa impasse. Le nazioni europee dovrebbero cogliere la storica opportunità offerta dalla transizione geopolitica in corso, intraprendendo contemporaneamente (al fine d’incrementare i loro livelli d’azione geopolitica) due cammini principali:

  1. il cammino dell’implementazione e consolidamento delle relazioni cooperative con Mosca;
  2. il cammino dell’emancipazione dalla protezione di Washington.

 
Una postura internazionale dell’UE meglio equilibrata sarà di beneficio alle relazioni euro-russe e alla costruzione dell’Europa come un’unità geopolitica autonoma.


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