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Breve opinione su The Atticus Institute (di Chris Sparling, 2015)
Creato il 12 agosto 2015 da Frank_romantico @Combinazione_CVorrei iniziare questo post facendo una precisazione su due generi molto di moda e molto seguiti anche dal sottoscritto, soprattutto in ambito horror dove dilagano. Sto parlando di foud footage e mockumentary. Credo infatti ci sia molta confusione sull'argomento e credo che spesso, in molti, confondano le due cose. Con questo non voglio elevarmi a massimo esperto sull'argomento, voglio solo evidenziare una differenza che a me pare netta e che mi è stata specificata da veri esperti. Partiamo col dire che il found footage non nasce come genere ma come stile. Nel senso che alcuni film richiedono l'utilizzo (o lo pretendono, dipende dai casi) di queste "riprese ritrovate" che, inserite nella linea narrativa di un'opera, ne approfondiscono, spiegano o rafforzano alcuni passaggi. Il found footage però nasce nel cinema underground proprio per il tipo di ripresa non cinematografica, a volte rozza, altre rovinata. Un film può contenere parti in stile found footage o può essere totalmente realizzato con questa tecnica.
Il mockumentary è, invece, il finto documentario, un genere inaugurato da Cannibal Holocaust e portato al successo da The Blair Witch Progect.
Ora, è ovvio che la tecnica del found footage si presti al mockumentary, soprattutto per dare a quest'ultimo quel senso di realismo da cui dipende: il finto documentario è stato girato ma, spesso, mai completato. Le riprese, sparite chissà dove, vengono ritrovate e diventano la prova che qualcosa di incredibile o di terribile sia avvenuto. Il found footage si rivela così funzionale ad un genere che si basa non sulla verosimiglianza ma che sfrutta la tecnica per ottenere quella sempre agognata sospensione dell'incredulità di cui il cinema di genere ha costantemente bisogno.
Detto questo, il mockumentary può tranquillamente privarsi dello stile found footage. In quel caso ci sono si filmati di camere di sorveglianza o videocamere ma non sono "filmati ritrovati" bensì di repertorio, o custoditi e "prestati" ai (finti) documentaristi. Un esempio di mockumentary del genere è The Atticus Institute, scritto e diretto da Chris Sparling.
A metà degli anni '70 il Dr. Henry West dirige un piccolo laboratorio di psicologia dell'Università della Pennsylvania che si occupa di persone con facoltà paranormali. Il problema è che l'istituto Atticus non ottiene mai i risultati sperati, questo finché nel laboratorio non si presenta Joanne Breault, donna i cui poteri sono così straordinari da attirare le attenzioni del Ministero della Difesa U.S.A., che prende subito in carico la donna, segregandola nell'Istituto e sottoponendola ad esperimenti sempre più duri e dolorosi.
Lo specifico subito: a me questo film è piaciuto. Certo, non è nulla di che, non è assolutamente nulla di originale (a prima vista) ed è caratterizzato dai soliti spaventi telecomandati. Eppure, in se, ha qualcosa che lo contraddistingue e che gli permette di funzionare. La verità è che oramai i mockumentary hanno annoiato non avendo più nulla di originale da dire, essendo caduti nel riciclo scellerato di idee e avendo perso la forza originale che avrebbe dovuto rinnovare - invece di conservare - il cinema di genere. Eppure la gente continua a guardare finti documentari, io per primo guardo i finti documentari lamentandomi ogni volta, a fine visione, di un qualcosa che il 90% delle volte mi delude. Per questo non riesco ad essere ipercritico con questo The Atticus Institute che, a modo suo, riesce a rivelarsi originale portando il tema della possessione ad un livello successivo e rendendo il posseduto (anzi, no, l'essere che possiede) una possibile arma nelle mani della vera malvagità: quella umana. E sì, nonostante non sia nulla di ché, questa pellicola ha il pregio di cercare nuove strade in un genere inflazionato, puntando su un argomento utilizzato all'inverosimile come la possessione demoniaca.
Certamente The Atticus Institute entra a far parte, a pieno titolo, del filone mockumentary "originale" essendo un vero e proprio documentario. Non troverete quindi giovani ragazzi idioti spinti dalle più stupide motivazioni. Non troverete il concetto del "continua a riprendere", non vi ritroverete con l'ipotesi di un documentario d'avanti agli occhi, ma con un vero e proprio mockumentary, compresa la spersonalizzazione dell'autore, interviste fake e una certa tendenza all'appiattimento: pochi effetti speciali, poco trucco, nessuna tentata esagerazione. Sono arrivato persino a chiedermi se nella realtà, di fronte ad avvenimenti di questo tipo, non sarebbero stati davvero quelli i comportamenti tenuti dai protagonisti. C'è da dire però che è il vero punto di forza di The Atticus Institute è anche il suo più grande difetto, essendo l'alternanza tra filmati "originali" e interviste ai protagonisti un motivo di appiattimento e perdita di ritmo. Questo determina momenti di noia che inficiano la visione spensierata di questo horror leggero - che tanto leggero non è, considerata la forte critica al governo Americano che porta avanti.
Per il resto, buoni gli attori, scontato e senza senso il finale. Ma alla fin fine siamo sopra la sufficienza, cosa rara in questo periodo.
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