Breve storia di lunghi tradimenti
di Tullio Avoledo
Einaudi
392 pagine, 16.50 euro
Sinossi
Giulio Rovedo ha una moglie inflessibile e un impiego sempre più flessibile: travolto dalla madre di tutte le fusioni bancarie, viene sballottato da una scrivania all’altra e poi spedito, assurdamente, in un paese indonesiano. Al motto di “meno cose sai, meglio è per te”, si trova a poco a poco invischiato in un complotto planetario e in una strana storia d’amore. E se in entrambi i casi tutti tradiscono tutti, forse a guidare il gioco è la stessa donna: quella che Giulio disprezza e adora, il suo capo, Cecilia.
Ma cosa si nasconde dietro a BancaAlleanza e ai suoi nuovi capi? Qual è la posta in gioco? Si tratta soltanto di denaro, oppure della conquista di un potere tale da cambiare radicalmente gli equilibri geopolitici del mondo?
Commento
Probabilmente già conoscete la grande stima che ho per Tullio Avoledo, uno dei migliori scrittori italiani, che a livello di bravura e di stile se la gioca con molti colleghi del resto del mondo.
Alcuni suoi lettori parlano di un calo qualitativo dei suoi lavori, dopo l’esordio staordinario de L’elenco telefonico di Atlantide. Secondo me è una valutazione molto banale del processo di crescita di Avoledo che, a eccezione di qualche passo falso, si sta confermando come una delle migliori penne del paese.
Diciamo innanzitutto che Avoledo è uno scrittore di fantascienza, anche se non lo dà a vedere. Fa bene a mimetizzarsi, perché se si dichiarasse apertamente farebbe fatica a trovare un editore. Del resto siamo in Italia, paese in cui la science fiction viene vista ancora come fumo negli occhi, come un divertimento idiota per ragazzini strambi.
Per fortuna la fantascienza di questo autore non è fatta di astronavi e colonie spaziali, bensì di un sottile, spesso impercettibile slittamento di universi paralleli. Breve storia di lunghi tradimenti rientra in questa categoria, rimanendo però ancora più nell’ombra, esponendosi meno de Lo stato dell’Unione, romanzo in cui Avoledo ha esposto maggiormente la sua tendenza per l’ucronia/distopia.
In Breve storia di lunghi tradimenti c’è una trama cospirazionista globale che viene abilmente nascosta dietro a quella che la sinossi ufficiale cita come una “spietata e umoristica rappresentazione delle miserie del nostro oggi, la vita e l’amore ai tempi dell’azienda“.
Un perfetto specchietto per le allodole che fa pensare al lettore medio italiano di avere in mano il classico romanzo semiserio sulla vita d’ufficio. In realtà la storia di Avoledo parte da un presupposto di questo genere per poi debordare nella teoria del complotto, in un thriller finanziario “inquinato” da elementi di low science fiction e concluso da un finale che vira nella fantascienza distopica pura, anche se solo per un capitolo.
Romanzo notevole, fatto di personaggi vividi, carnali e realistici, con una distinzione tra “buoni e cattivi” che risulta man mano sempre più sottile ed enigmatica. La stessa Cecilia Dazzi, che trascinerà Giulio in una spirale di inganni, truffe e complotti, appare in chiaroscuro, senza mai dare una definitiva immagine di se stessa. Le risposte su di lei rimangono così vaghe da far persino pensare a un’interpretazione ancor più esoterica sulla vera natura di Cecilia e dei suoi padroni.
Cospirazionismo, battaglie occulte per il potere economico, rimandi e citazioni alla fantascienza d’autore (che ovviamente il lettore medio non coglierà affatto): Breve storia di lunghi tradimenti è un buon romanzo, forse un po’ frammentato, ma che lascia alcune impressioni potenti.
Ho scoperto che nel 2011 ne è stato tratto un film (italiano), dallo stesso titolo. Io non l’ho mai visto e sinceramente non l’ho nemmeno mai sentito nominare dalla stampa di settore. Cercando su Google si trovano diverse informazioni. La cosa che mi rattrista è che viene definito un bank thriller. Con ogni probabilità avranno tagliato ogni rimando al cospirazionismo, trasformando il tutto in una semplice storia di corruzione.
In fondo, si sa, in Italia è proibito staccare i piedi da terra.
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