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Breviario di logica: il paradosso di Epifani

Creato il 12 maggio 2013 da Albertocapece

escher-handsUna nuova espressione indecidibile e circolare si è aggiunta alla nutrita schiera che dal paradosso del cretese, arriva a quello di Comma 22, ossia il Paradosso di Epifani. Il nuovo Caronte del Pd, parlando del governo dice: “mettiamoci la faccia” che suppongo significhi collaboriamo da bravi donatori di sangue con Berlusconi. Purtroppo però metterci la faccia significa al tempo stesso perderla, più la ficchi dentro la palude, meno ne hai, meno ti sporchi più la acquisti.

Ma guardando bene dentro questo pozzo di paure, potere e sogni perduti, forse la frase di Epifani ha più a che fare con le antinomie kantiane e il teorema dell’incompletezza di Goedel: se un sistema formale è consistente ossia non contraddittorio non può essere completo. Tradotto: se di una qualunque idea o concetto posso affermare una cosa e il suo contrario, vuol dire che essa è in termine tecnico “inconsistente”. Ma vale benissimo per il traghettatore di origine craxiana Epifani : la frase fatta “mettiamoci la faccia” che oltre a far parte di un linguaggio precotto e insapore, contraddice se stessa dunque mostra una inconsistenza politica. In sé è , come si dice in logica, completa, quasi una monade senza finestre sull’esterno cioè sull’elettorato,  ma proprio per questo è anche “insignificante”.

A questo punto nasce il sospetto che l’insignificanza politica sia stata consapevolmente o inconsciamente dentro il progetto del Pd, quello di fondere due anime politiche ormai scomparse o deformate dalle mutazioni: forse il progetto era semplicemente quello di apprestare un marchingegno adatto al bipolarismo e per il quale non occorrevano più idee, ma meno idee, non fusioni, ma eliminazione di parti. Il partito liquido in fondo è proprio questo, così come la rincorsa verso il mitico centro: vincere con l’anonimato ideologico. E infatti se trasformiamo un pochino la frase di Epifani, tutte le antinomie cadono: se diciamo  ”mettiamoci il nostro potere” tutto torna, ritrova un senso. Però è proprio il senso che allontana l’elettorato, isola un ceto politico, i suoi apparati e il geroglifico delle ambizioni dalla sua base. “Mettiamoci il potere” è consistente, anche troppo, ma naturalmente è incompleto: manca totalmente la politica.


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