A Singapore Nelsinho Piquet andò deliberatamente a muro per far vincere la gara, dopo l’ingresso della safety car, all’allora compagno di squadra Fernando Alonso. Il brasiliano l’anno dopo si ritrovò licenziato a metà campionato e poco dopo tirò in ballo Briatore fino a farlo condannare dalla FIA.
“Il tribunale di Parigi è stato molto chiaro: io non sono stato per nulla coinvolto. Questo è quello che dice la lettera”, ha spiegato Briatore che continua.
“Non c’era alcuna prova del mio coinvolgimento nei fatti di Singapore e questo è il motivo per cui ho vinto in tribunale e non ho più niente da dire. Lo dissi già allora… se quello che affermano le persone riguardo Singapore fosse vero, allora perché ho licenziato Piquet a metà della stagione successiva? Perché correre quel rischio? Perché non rinnovare il contratto rinunciando al 30-40% di soldi?”
“Non ci sarebbe stato nessun problema se tutto quello fosse stato vero. La verità è che io avevo riavuto in squadra Fernando e per me il secondo pilota non era importante“.
“No, io non la penso cosi” ha risposto Briatore a chi gli ha chiesto se ritornerà in F1. “Adesso ho un figlio di tre anni, sto lavorando 20 ore al giorno per diverse imprese, diversi investimenti, situazioni diverse, sia qui che in America. Sono stato in Formula 1 per 20 anni, ho vinto sette campionati con due squadre diverse, ho scoperto due grandi stelle dopo Ayrton: Schumi e Fernando”.
“Io so tutto quello che sta succedendo e so che avere una squadra in questo momento non ha senso economicamente. Quindi non ci sono motivi per tornare in Formula 1”.