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BROKAW, Interiors

Creato il 19 settembre 2012 da The New Noise @TheNewNoiseIt

Interiors

Pare proprio che a Seattle siano tornate a ruggire le chitarre e che la Good To Die Records sia in prima fila per il gran rispolvero del distorsore: nel suo roster, di fianco ai da poco sezionati Rabbits, troviamo anche questi Brokaw, che con Interiors mettono a segno un bel colpo per gli amanti del noise rock.
Il comunicato stampa ce li presenta come degli scatenati animali da palco, spesso condiviso e devastato assieme ai soliti sospetti locali (Black Breath, Red Fang), premurandosi di evidenziarne nuance più sperimentali, da addebitare alla droneggiante carriera del loro bassista Stuart Dahlquist, uno passato per Goatsnake e Sunn O))), ora pieno titolare del doom cerebrale degli Asva; diciamo però che quando tira in ballo il Miles Davis della svolta elettrica non è che centri proprio in pieno la tazza del water, mentre una certa spigolosità alla The Fall la sottoscrivo senza riserva alcuna.
È invece sfolgorante come il sole d’agosto su Palm Desert che David Yow e compari abbiano significato tanto nella vita e nella sala prove dei Brokaw: “Ambulance Red” e “No Morphine Doctor” ne sono un esplicito esempio e, per inciso, farebbero sudare birra pure ad un astemio.
Notevoli poi i riff roboticamente reiterati che intelaiano “Berlin Heart” e “Time Ain’t Now”, roba da Queens Of The Stone Age, e prima ancora da Fatso Jetson, i mitici prime mover del desert rock, tanto sovrappeso quanto poco citati.
Il pezzo da inchino è “Politicians By The Pool”, un boogie rock moderno dalla ritmica mi-ci-dia-le: sono giorni che quando arriva il suo turno nel mio iPod la gente che incrocio per strada mi guarda stranita; o meglio, più stranita del solito. Immagino sarà di maggiore interesse per il lettore sapere che il dischetto è stato registrato all’Electrical Audio Studio di Chicago, quello di Steve Albini, e che se n’è occupato un esperto di sonorità heavy a nome Greg Norman, già al lavoro con Pelican e Russian Circles.

Insomma, è un piacere sentire che il nord ovest rock degli States ribolla così tanto, e soprattutto non solo nei forum virtuali della rete, ma nei club, sui palchi, vale a dire for real.


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