BRONI (pv). Il Consorzio Tutela Vini Oltrepò
Pavese segue dal novembre scorso con attenzione l’evolversi dell’inchiesta
giudiziaria su Terre d’Oltrepò.Dopo un attento studio del problema, una serie di incontri con la filiera e approfondite valutazioni interne il consiglio d’amministrazione, nel rispetto del lavoro della magistratura, ha scelto di rispondere nei fatti alle notizie che stanno mettendo in dubbio la credibilità del Consorzio “erga omnes” che è rappresentativo di una Denominazione forte di 2.000 aziende.
In conferenza stampa il presidente Michele Rossetti e il direttore Emanuele Bottiroli hanno presentato una serie di chiare ed articolate proposte frutto di un lungo lavoro interno e sul territorio, lontano dai clamori mediatici. La prima parola d’ordine è “apertura”. “In un frangente così delicato - spiega il presidente Rossetti - è vitale rifuggire ogni strumentalizzazione e procedere con un metodo nuovo, responsabilizzando tutti gli attori. A tale scopo abbiamo deciso d’introdurre quali invitati permanenti all’interno del consiglio d’amministrazione del Consorzio i presidenti territoriali di Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Copagri, Coprovi, Camera di Commercio e Distretto del Vino. Nei prossimi giorni prenderemo contatti per definire le modalità e i programmi. Fanno già parte del consiglio d’amministrazione del Consorzio il vice presidente dell’Unione Italiana Vini, Quirico Decordi, e il presidente dell’associazione Oltrepò in Fermento, Matteo Bertè”. La seconda parola d’ordine è “riforma”. “Daremo prosecuzione - promette Rossetti - all'attività del Tavolo Disciplinari, creato il 20 luglio dal nuovo Cda consortile, per avviare l'iter di riforma utile a garantire un riordino ragionato della Denominazione e l’attivazione di nuovi moderni strumenti per la tracciabilità. Su questo fronte il ruolo dei piccoli produttori e delle aziende di marchio sarà centrale, perché dovremo dedicare alle loro ragioni e necessità adeguato spazio”. Un’altra novità sarà la costituzione di un Collegio di garanzia: “All'interno del Consorzio - annuncia Rossetti - sarà creato il collegio dei probiviri, un piccolo consiglio di “saggi”, per ogni valutazione legale di fronte a casi come quello d'attualità, per poter agire con la massima accuratezza e competenza a tutela e salvaguardia del buon nome dell'ente consortile e del territorio”. La terza parola d’ordine è “impresa”.
Il Consorzio, certo che all’Oltrepò Pavese servano
modelli d’imprenditoria vincenti, sfida la cooperazione territoriale: “Nella
storia dell’Oltrepò - sottolinea Rossetti - la spina dorsale della
vitivinicoltura è sempre stata la cooperazione. Ora è il momento che tutte le
cantine sociali superino le barricate per mettersi a un tavolo immaginando in
modo corale una strategia, capace di garantire qualità in quantità per dare
concretezza alle politiche consortili di sviluppo e affrancarsi
progressivamente da un'eccessiva sudditanza al mercato del vino sfuso”.
Il Consorzio, che dal 2009/2010 ha demandato nel rispetto
della legge nazionale a un ente terzo, Valoritalia, i controlli dalla vigna
alla cantina e che ha attivato per primo in Lombardia la vigilanza di mercato
nel 2013 per le verifiche a scaffale, promette concretezza, ascolto e
coinvolgimento.
Il Consorzio continuerà inoltre a collaborare con
Repressione Frodi e tutti gli organi ispettivi (Guardia Forestale, Nas, Guardia
di Finanza, ecc.). Nel contempo si chiede però un’assunzione di responsabilità
collettiva per dare un futuro a un territorio vitivinicolo da 13.500 ettari,
che necessita di piani d’impresa innovativi e di una ritrovata comunione
d’intenti.
