Brooklyn
di James Crowley
con Saoirse Ronan, Emory Cohen, Domnhall Gleason, Jim Broadbent
USA, 2015
genere, drammatico
durata, 113
Nell’ultimo lavoro del
regista Todd Haynes interpretato da Cate Blanchett e Rooney Mara c’è una scena
che gli spettatori più attenti non possono aver dimenticato tanto è la sua
importanza all’interno del film. Come avrete capito stiamo
parlando di "Carol" e la sequenza a cui ci riferiamo è quella all’interno del
grande magazzino che fa da sfondo al primo incontro tra le due protagoniste.
Oltre a fornire il movente
per il
più classico dei colpi di fulmine la scelta dell’ambiente lavorativo
permette
al regista di tracciare un quadro abbastanza preciso della dimensione
emotiva che si
respirerà nel corso del film, caratterizzato da rapporti umani freddi e
distaccati, sul tipo di quelli adoperati dal capo reparto nei confronti
del personaggio
interpretato dalla Mara e più in generale del mondo circostante rispetto
alla relazione intessuta dalle due donne. Sebbene meno acclamato –
anche se per la parte della
protagonista Saoirse Ronan è stata
in lizza per l’Oscar come migliore attrice – "Brooklyn" del regista irlandese
John Crowley oltre a condividere con "Carol" le medesime coordinate spazio
temporali – in entrambi i casi la storia è collocata nella New York del 1952 – ci introduce alla storia che stiamo per
vedere con un passaggio del medesimo tenore di quello sopra descritto, con il
personaggio femminile dietro il bancone delle vendite intenta a soddisfare le
richieste delle clienti. Ancora una volta a definire il cuore della storia
viene in aiuto un dettaglio certamente secondario ma non meno importante a fini
della comprensione.
Succede infatti che a fronte
delle difficoltà della giovane Eilis appena immigrata dall’Irlanda e alle prese
con le nostalgia del luogo natio il film di Crowley risponda con una serie di
figure secondarie – a cominciare con i datori di lavoro e continuando con
affittuaria e coinquiline – pronte a fornire sostegno e consolazione alle ansie della ragazza.
Uno scarto emotivo rispetto al modello offerto da Haynes a partire dal quale Brooklyn costruisce una drammaturgia
in cui i dolori della giovane
Eilis così come l’irrequietezza sentimentale che la porterà a mettere in
discussione l’amore nei confronti di Tony vengono stemperati da una visione
dell’esistenza speranzosa e positiva. Senza alcuna pretesa di ricostruzione
epocale – peraltro impossibile per un produzione low budget come quella di "Brookyn" - Crowley orienta la mdp
sui volti dei protagonisti lasciando allo sguardo degli attori il
compito di far rivivere un tempo che non c’è più. In questo senso il
biancore virginale
del viso della Roonan riassume come meglio non si potrebbe l’innocenza e
l'ingenuità che fanno da sfondo ai sentimenti raccontati nel film.