Magazine Cinema

BROOKLYN di John Crowley (2015)

Creato il 16 marzo 2016 da Ifilms
Dettagli
Scritto da Noemi Bollani
Categoria: Recensioni film in sala
Pubblicato: 16 Marzo 2016

brooklyn-2

Presentato in anteprima al Sundance Festival e transitato nel novembre 2015 dal Torino Film Festival, Brooklyn arriva ora nelle sale italiane. Diretto da John Crowley e basato sulla sceneggiatura di Nick Hornby tratta dall’omonimo romanzo di Colm Tóibín, il film offre allo spettatore un inizio coinvolgente, merito soprattutto della buona fotografia firmata da Yves Bélanger, ma finisce ben presto per arenarsi su toni stucchevoli e su una costruzione dei personaggi fortemente stereotipata.

Saoirse Ronan, che per questa interpretazione ha ricevuto una candidatura all’Oscar come migliore attrice protagonista, veste i panni di Eilis, modesta eroina di questo racconto di formazione intercontinentale tutto al femminile. Emigrata da un paesino dell’Irlanda agli Stati Uniti, la protagonista si fa carico di portare in scena quello che dovrebbe essere l’animo di una donna combattuta a causa delle sue scelte, perennemente in lotta con gli altri e con se stessa per affermare il suo diritto di autodeterminarsi, di scegliere la propria identità in un posto nuovo e diverso, in America, non a caso. Declinazione individuale del sogno americano, sulla pelle di una donna che da commessa nei grandi magazzini sogna un posto da contabile, e trova l’amore in Tony (Emory Cohen), italo americano che riesce a farle dimenticare la nostalgia di casa nella prospettiva di una vita insieme.

Brooklyn si presenta come un dramma tradizionale e tradizionalista sotto ogni aspetto della sua realizzazione, dalla trascrizione del romanzo di Tóibín cui Hornby non aggiunge quasi nulla, alla scelta attoriale. Dalle interpretazioni degli attori stessi ai diversi tasti melò toccati nel corso del film attraverso tutti quegli episodi che coinvolgono i più classici topoi del genere: la nostalgia, la morte, le difficoltà, l’amore e il doppio amore.

Colpiscono positivamente i passaggi tra l’Irlanda e Brooklyn e viceversa, nella misura in cui la rappresentazione dei due luoghi ricalca molto bene l’abissale differenza che intercorre tra le due realtà, potendo fare affidamento ancora una volta in maniera quasi esclusiva sulla calibrata fotografia di Bélanger, che restituisce questa discrasia in maniera decisamente più incisiva rispetto a quanto non faccia la Ronan interpretando la protagonista emblema di questa diversità e lacerazione.

Non convince questa storia di cambiamento e di rivalsa al femminile, dove nulla eccede le aspettative e procede sul solito binario delle emozioni facili.

Non convince nemmeno che tutto il film faccia perno sulla ricerca di un’identità nuova e diversa, e finisca sostanzialmente solo per dipingere la traslazione della medesima condizione da una sponda all’altra dell’Oceano Atlantico, esaltando in maniera semplicistica le infinite possibilità offerte dalla Grande Mela ed edulcorando sotto ogni punto di vista le possibilità di reale emancipazione della protagonista, volendo, al tempo stesso, raccontare una storia di emancipazione.

Voto: 2/4


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :