Magazine Cucina
"Io non lo so, però senz'altro lei ha un matrimonio alle spalle a pezzi.
Che dice?
Forse ho toccato un argomento che non...
No...no...è l'espressione. Non è l'argomento, non è l'argomento, non è l'argomento...è l'espressione. Matrimonio a pezzi. Ma come parla...
Preferisce rapporto in crisi ? Ma è così kitch...
Kitch! Dove le andate a prendere queste espressioni, dove le andate a prendere...
Io non sono alle prime armi!
Alle prime armi...ma come parla?
Anche se il mio ambiente è molto cheap…
Il suo ambiente è molto...?
È molto cheap,
(schiaffeggiandola) Ma come parla?
Senta, ma lei è fuori di testa!
E due. Come parla! Come parla! Le parole sono importanti. Come parla!"
C'è bisogno che vi dica di che film si tratta?
E' il momento più alto di Palombella Rossa di Nanni Moretti che vi invito a rivedere perché ogni tanto un bello schiaffone ce lo meriteremmo tutti.
Le parole sono importanti.
"Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti"!
Anche solo per questo vorrei abbracciare Moretti e ringraziarlo di ricordarci, facendoci sorridere (ed anche un po' soffrire) che le parole oggi sono come orfani abbandonati in un brefotrofio Dickensiano.
Ma ve lo immaginate se ogni volta che state parlando, arrivasse qualcuno e vi schiaffeggiasse per l'uso abominevole di una parola? Per ogni "ma anche no", "laqualunque", "certo che si" o "assolutamente si", e tutte quelle forme che personalmente mi scatenano un'orticaria violentissima al solo sentirle pronunciare (lascio a voi continuare la lista).
Le parole sono importanti.
Non soltanto per l'uso che se ne fa parlando.
Per noi che in rete bazzichiamo, diciamo la nostra e siamo "social", le parole scritte sono sacre.
E sono come chiodi perché lasciano il segno per sempre. Nel bene e nel male.
Ovviamente non mi riferisco solo ai meme tanto amati ai nostri giorni. Quello non è nulla, spesso è un modo di divertirsi, di fare dello spirito, dell'ironia.
Parlo dell'uso di parole universali, importanti, che andrebbero centellinate non prima di averle pesate, maneggiate con cura come si fa con un bambino appena nato o un bicchiere di cristallo.
Dall'era di FB una delle parole più abusate, mortificate, travisate è AMICO.
Onestamente, chiudiamo per un attimo gli occhi e cerchiamo di contare quante persone nella nostra vita scrivereste sotto questa parola. Ci siete?
Ecco: personalmente forse arrivo a 4. Neanche tutte le dita di una mano.
E non perché io sia un'asociale. Anzi, sono forse la persona più socievole che conosca.
E' che AMICO per me è una parola sacra. Pesante. E non la svendo con facilità.
Invece oggi tutti sono amici. Anzi, il peso di una persona è dato dal numero di amici nella sua bacheca FB.
Prova un po' a chiederti chi ti starebbe vicino (e non solo a parole) dopo avergli confidato il tuo dolore più grande.
Ecco, quello è un tuo amico.
Quindi, sull'onda di questa insofferenza, lancio oggi "La mia Campagna per la Salvezza della parola abusata" e vi invito a lasciare qui la parola che vorreste proteggere con tutti voi stessi.
Magari per un giorno, riusciremo a riportarla alla dignità che si merita.
Una ricetta dal meraviglioso libro di Paul Young Adventures with Chocolate, già Starbookato qualche mese fa. Ma fa sempre bene ricordarsi di averlo in libreria, perché non smette mai di farmi sognate.
Cioccolato, cocco e amarene. Una combinazione pazzesca di cui difficilmente di dimenticherete.
Ingredienti per uno stampo da 24 x 24 cm
100 g di burro non salato
250 g di zucchero semolato
75 g di golden syrup (zucchero invertito)
275 g di cioccolato dark al 70% ridotto in pezzi
4 uova medie da allevamento a terra
70 g di farina 00
50 g di farina di cocco disidratato
100 g di amarene (non ciliegie candite).
Accendete il forno a 160°.
In una larga casseruola sciogliete il burro, lo zucchero ed il golden syrup (si trova nei migliori negozi di alimenti internazionali), fino a che il composto non sarà morbido.
Togliete dal calore ed aggiungete la cioccolata, fatela sciogliere, quindi aggiungete le uova che avrete prima sbattuto bene.
Per ultimo le due farine.
Mescolate fino ad ottenere un composto vellutato.
Versate il tutto in uno stampo quadrato foderato di carta da forno.
Fate cuocere per 25 minuti ma fate la prova stecchino perché non devono restare briciole ma non deve cuocersi troppo pena la perdita della morbidezza.
Togliete dal forno, fate raffreddare una decina di minuti quindi capovolgete su una griglia.
Fate raffreddare completamente e tagliate in quadrati.
Tenete in una scatola ermetica, si conservano morbidissimi fino a 4/5 giorni (se ci arrivano).
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