Avete presente quando ci sono mille pensieri che vi ronzano per la testa e che vorreste condividere ma la voce sembra sia in sciopero. E non si sa se sia proprio lei o la fatica e la difficoltà che vi ingenera dover mettere in ordine i pensieri o proprio dover articolare i suoni col palato e i movimenti della mandibola annessi...
Certe volte troppe cose tutte insieme si mettono lì a farti perder la pazienza e la tenevi già solo per un angolo e non ce la fai più e qualcosa salta. Oscilli tra il silenzio totale e la necessità di buttare addosso a qualcuno tutto l'acido che ti corrode dall'interno. E tutti i propositi d'esser politically correct e superiore e chissa che...vanno a farsi benedire. Perché le tecniche, l'eccessiva chiarezza, la razionalità non rientrano nei tuoi sentimenti.
Ti chiedi a cosa siano serviti tanti anni in cui il tentativo era quello di darti una parvenza di metodo e razionalità e forse prima o poi ti fai anche una ragione del perché non ci sei mai riuscita. Ci hai provato, forse sì. Ma non puoi sempre addomesticare quello che nasce selvatico. Non puoi metterti a contare le onde del mare. Non puoi cercare di dipingere l'acqua di mare.
E allora questa maledette ossessione e compulsione di non si sa che cosa s'impadronisce ancora di me e non rispondo più di quello che dico, non so più perché lo dico. Arrivo sempre al punto in cui il tappo salta per via delle bollicine impazzite e non si fa in tempo a capire in che direzione sta andando. Poi...
rimangono gli schizzi sulla parete. Che spesso non vanno più via. E puoi anche pitturarci sopra. Ma sempre lì sotto rimangono.
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