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Succede quasi sempre così con i miti, non ci sono mezze misure. Quando vengono meno, non si limitano a scivolare via in punta di piedi. Di solito cadono facendosi male, tanto più quanto più in alto sono arrivati. E anche se non c'è la caduta rovinosa, la strada è faticosa e costellata di situazioni più o meno sgradevoli.
Succede più o meno così, con Bruce Chatwin. Per anni e anni prototipo dello scrittore-viaggiatore, o del viaggiatore-scrittore (che non è esattamente la stessa cosa), autore da infilare nello zaino o da leggere e rileggere sognando orizzonti lontani. Autore imitato, anche, nei pensieri, nei gesti, nei tentativi di scrittura. E quante moleskine che si sono vendute, sperando che potessero accogliere pensieri degni del grande Bruce...
Da qualche tempo però il vento è girato. Non so se i suoi libri si vendono come prima, ma è chiaro che è stato messo nel mirino. Dopo è arrivata la risacca delle invidie, delle critiche, dei risentimenti. E delle accuse, compresa la peggiore per uno come Chatwin: aver trasfigurato, se non falsificato, la realtà. Accusa che se salva lo scrittore – che altro è la letteratura? - mette senz'altro più in difficoltà il viaggiatore.
E dunque, ecco ora una nuova botta, assestata dalla pubblicazione del suo epistolario, curato da Nicholas Shakespeare. Il problema non sono le lettere. Sono i commenti scritti ai margini delle lettere dalla moglie Elizabeth Chanler (ebbene sì, Chatwin era sposato). Sorta di controcanto che sembra studiato apposta per smentire, dissentire, precisare, riportare con i piedi per terra. Ne parla oggi Gabriele Pantucci su Repubblica.
Per esempio, ecco che Chatwin scrive di un'enorme festa organizzata per il fidanzamento. E la moglie gelida: non abbiamo mai dato nessun ricevimento. Oppure c'è lui che racconta di aver declamato ai russi i sonetti di William Shakespeare, pur avendo trangugiato più vodka di loro. La moglie aggiunge che in realtà ha vomitato sulla sua vestaglia.
E non lo so, mi sembra che anche questo non faccia bene al Chatwin che vogliamo nomade irrequieto. Però succede anche questo, succede che in questo modo mi stia anche più simpatico.
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