60mila vite ieri sera erano tutte insieme a Milano. 60mila storie diverse, 60mila persone che hanno condiviso circa 4 ore della propria vita realizzando un sogno: vedere Bruce Springsteen a San Siro. Qualcuno lo avrà visto anche le altre volte, altri erano al primo incontro. Alcuni avranno acquistato il biglietto il giorno dell’apertura delle prevendite, altri magari al bagarino fuori dallo stadio. Chi lo avrà ricevuto in dono, chi per caso, chi per lavoro… ma tutti in quelle quasi 4 ore hanno realizzato un piccolo grande sogno.
Piccolo per chi non ha problemi a pagarsi un biglietto per un concerto di questi tempi, un pò più grande per chi se lo è fatto regalare o per chi ha dovuto fare sacrifici per esserci ieri sera. Un sogno di quelli che metti nel cassetto “difficile da realizzare” per una nonna e una nipote, una bambina e una ragazza. Per loro, ieri sera è stata la realizzazione di un meraviglioso sogno.
Immagino la nonna in questione – età pari a quella di Bruce – cresciuta con le sue canzoni, non ha fatto un passo nella vita senza una colonna sonora targata Springsteen, ha trasmesso alla nipotina ventenne la sua grande passione. Sarà stata lei a trascinarla a San Siro? O forse la nipote le avrà fatto un regalo? Di fatto, comprano il biglietto, arrivano presto per non perdersi il tanto agoniato braccialetto arancione, si piazzano tra i primi visi immortalati dalle telecamere – quelli accompagnati da mani fortunate che toccheranno il Boss più volte – aspettano l’inizio del concerto. Alle 20 e poco più si comincia: è tempo di srotolare il cartellone che la nipote ha preparato con tanta speranza di realizzare un sogno. Bruce quel cartello lo nota, lo prende, lo mostra al pubblico e poi invita le due fan a ballare con lui.
Immagini che ti aspetti di vedere solo se su quel palco c’è un artista vero. Di quelli che arrivano da Padova a Milano su un treno. Non quelli da areo privato, auto con i vetri scuri o atteggiamenti da star. Lui, Bruce è diverso. E’ The Boss e ieri sera c’era per i suoi fan. Era li, su quel palco a salutare la Milano che tanto ama e che sempre l’accoglie con un entusiasmo e un abbraccio sincero che poche altre città riescono a offrire. E il Boss lo ha detto a più riprese ieri sera su quel palco. Per lui Milano vale qualcosa di più. E a questa città ha voluto fare un regalo incredibile: suonare tutte le canzoni dell’album Born in the Usa. E cosi anche Milano ha realizzato il suo sogno di avere di nuovo il Boss a San Siro, di averlo per uno show di quasi 4 ore, di averlo con i brani di Born in the Usa. Già, anche Milano ha realizzato il suo sogno. E non è stata l’unica.
4 ore. Ancora adesso non riesco a crederci: 4 ore di musica, sguardi, sorrisi, emozioni. Dal prato tutte quelle storie provenienti dal Nord Italia e dai paesi stranieri più prossimi a noi erano pazzesche. In quell’immenso teatro a cielo aperto che era San Siro si respirava l’aria di un club privato. Uno di quelli in cui si va per ascoltare una band jazz, un gruppo emergente, una cover band, un cantautore, un poeta menestrello. Seduti con quattro amici, drink, risate ed emozioni. Ecco, stessa atmosfera. Solo che sul palco c’era uno dei più grandi della musica di tutti i tempi e intorno a lui 60mila persone rappresentanti di almeno tre generazioni diverse. “Unbelievable” si leggeva sul labbiale del Boss mentre salutava ogni componente della E Street Band alla fine del primo bis. Poi è rimasto solo sul palco e ha regalato agli amici intimi del “locale” Thunder Road, conclusione perfetta. Anche lui, ha realizzato un sogno.
Perchè i sogni non hanno età, non hanno tempo, non hanno condizione economica, non hanno fama. I sogni sono sogni. E a noi non resta che realizzarli.