Bruce Weber: come illustrare la moda e raccontare una storia

Da Bitmag

Bruce Weber è uno dei fotografi più insigni del secolo, che ha saputo dedicarsi in pari
misura alla fotografia commerciale e a quella editoriale. Il volume On the edge riporta una
citazione di Coddington, fashion editor di American Vogue: “Bruce, colloca i soggetti
da fotografare in situazioni particolari, e poi si comporta come un paparazzo: è così che
ottiene un senso di immediatezza nelle sue fotografie. Non vuole che le sue immagini
siano dichiarazioni sulla moda, per lui rappresentano una sorta di attimo che documenta
quello specifico aspetto della realtà”.
Weber nacque nella piccola comunità agricola e mineraria di Greensburg, in
Pennsylvania. Suo padre era un uomo d’affari di successo, che per caso amava la
fotografia, così Bruce iniziò molto presto a muovere i primi passi in quel campo.
Come piega nel suo film Chop Suey, che è principalmente autobiografico: “A volte
fotografiamo oggetti o persone che non siamo mai stati in grado di essere”.
Nel 1966, dopo aver studiato cinematografia e fotografia a New York, Weber si dedicò
esclusivamente a fotografare uomini, fra i quali il musicista John Lee Hooker. Un
giorno, in una caffetteria, incontrò la fotografa Diane Arbus, alla quale si presentò
come studente di fotografia e suo grande ammiratore. La Arbus si offrì di esaminare il
portfolio del giovane fotografo, e in seguito gli consigliò di frequentare i corsi che Lisette
Model teneva presso la New York School for Social Research. Dovendo pagarsi gli studi,
Weber iniziò a lavorare come modello per vari fotografi, fra i quali Richard Avedon.
Nel 1974, Weber incontrò Nan Bush, che sarebbe diventata la sua agente, e anche la
sua migliore amica e confidente. Un’altra collaboratrice importante dal punto di vista
professionale fu la fashion editor Coddington, che aveva lavorato per Bristish Vogue
prima di passare all’edizione americana.
Weber alternò la fotografia a colori con quella in bianco e nero, e generalmente preferiva
realizzare i servizi nella sua casa di Miami. Fu lì, nel 1998, che scattò la famosa fotografia
del matrimonio dei due cani, così come quella in bianco e nero della modella Talisa
Soto. Spesso lavorava nella sua tenuta nelle montagne Adirondacks, e non tralasciò
di avventurarsi nel resto del mondo. Nel 1989, quando Naomi Campbell frequentava
ancora Mike Tyson, la convinse a posare insieme a lui. Il pugile dichiarò di potergli
dedicare solo tre minuti di tempo: non furono tre minuti facili. Tyson era fissato con
l’idea di farsi fotografare nudo insieme alla sua ragazza, ma Weber e la Coddington
riuscirono a convincerlo a limitarsi ad apparire a torso nudo.
Fu proprio la narrativa visiva, reale o immaginaria, ad attrarre Weber alla fotografia.
Egli disse: “Da bambino, guardavo le storie che Avedon aveva realizzato in Irlanda, in
Spagna o a Parigi, e quelle immagini mi facevano viaggiare. Non erano solo fotografie
di moda, erano in grado di trasmettere qualcosa di più importante. Per me, il fatto che
un fotografo potesse far innamorare chiunque, in qualunque parte del mondo, di una
ragazza raffigurata nella sua immagine, fu una specie di rivelazione. E questo non aveva
niente a che fare con il fatto che fosse un fotografo di moda. Si trattava piuttosto del suo
amore per la fotografia”.

 Elisa Pittori



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