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Brunel parla: Sei Nazioni, franchigie e giocatori che vanno all’estero

Creato il 04 giugno 2012 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Brunel parla: Sei Nazioni, franchigie e giocatori che vanno all’esteroFrancesco Volpe e Christian Marchetti su Il Corriere dello Sport

Jacques Brunel è in Italia da otto mesi e ne ha già viste di tutti i colori, tra franchigie che
saltano per aria e azzurri che, tornati a casa, rifanno prontamente i bagagli. Eppoi la
costante tensione tra FIR e Treviso – shhh, è un po’ che i cannoni tacciono – le polemiche
sulla nuova franchigia federale, la probabile riduzione di squadre e introiti italiani nelle
Coppe dal 2014. (…)

Novembre 2011-Giugno 2012, otto mesi o giù di lì. Soddisfatto del suo lavoro fino a questo momento, monsieur Brunel?
«Otto mesi?! Dieci settimane piuttosto. Quelle che hanno preceduto il Sei Nazioni e i raduni che sono riuscito a ritagliare, per giunta non potendo sempre disporre di tutti gli effettivi. Ma mi trovi lei un ct di una nazionale di rugby che di questi tempi non si lamenti del poco
tempo a disposizione. Scherzi a parte, veniamo da un Sei Nazioni che ha offerto indicazioni importanti, che è stato interessante per lo spirito che questi ragazzi hanno mostrato. (…)».
D’accordo, ma nel frattempo diverse pedine scelgono l’estero (Romano forse ai Saracens, Staibano sicuro ai Wasps ), altri ci ritornano accettando di buon grado anche l’esperienza nella seconda serie francese (Canale a La Rochelle e Masi a Lione). Che fine ha fatto il progetto “figliol prodigo” della Fir?
«Ovvio che per noi sarebbe più interessante tenerli in Italia, ma l’importane è che siano sempre impegnati nell’alto livello. Anche La Rochelle, ad esempio, è un buon banco di prova: conosco bene il loro staff tecnico. L’esperienza all’estero è comunque da vedere come
un’opportunità». (…)


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