Il pizzino di Enrico Letta qualche problema al Pd lo ha creato. Digiamolo. Il fatto che in maniera tanto infantile si cerchi uno strapuntino sull’autobus di linea appena partito, ha messo sullo stesso piano (ma non avevamo dubbi), quelli del Pdl e gli assatanati del Pd di lunga fede e militanza democristiana, per i quali la mancanza di un posticino nel governo equivale a un pericoloso vuoto d’aria. Ma a parte lo scivolone del Letta di centrosinistra (sic!) quello che spicca maggiormente nell’attuale scenario politico italiano è il vero e proprio redde rationem in corso fra le mezze seghe dei berluschini in piena crisi di astinenza da post-impero. Spicca su tutti (eufemismo) Renatino Brunetta, per il quale sparare addosso a Giulietto Tremonti, senza che nessuno possa accusarlo di lesa maestà o, come spesso è avvenuto del peccato dell’invidia, è diventato un divertimento da eiaculatio precox. Dice Selah Lively: “Le cose che non abbiamo fatto sono imputabili a un errore della politica economica del ministro dell’Economia, che purtroppo si è imposto a tutto il governo: dovevamo affiancare agli antibiotici le vitamine, lavorando per il capitale umano e migliori servizi”. Sentir parlare Brunetta di “capitale umano” è un po’ come ripercorrere i discorsi di Hitler, e rendersi conto che il criminale nazista era in fondo un benefattore dell’umanità che debellava i pidocchi con le camere a gas e, alla radice, con i forni crematoi. Brunetta ha offeso senza batter ciglio tutte le categorie lavorative, trovando per ognuna di esse l’aggettivo che le descriveva al meglio secondo il suo nobelistico pensiero: “morti di fame”, “fannulloni”, “feccia”, rivoluzionari da quattro soldi”, “perditempo”, “assenteisti cronici”, “mangiapane a tradimento”, sono state le parole più usate dall’ex ministro della funzione pubblica nei confronti di impiegati, operai, cineasti, attori, tecnici della riabilitazione, infermieri, idraulici in servizio permanente, uscieri della camera, del senato e degli istituti a partecipazione statale. Lui, che ha sempre considerato il “capitale umano” alla stregua di schiavi buoni solo a costruire il suo personale arco di trionfo, è sceso in campo per rivalutarne ruolo e professionalità; tardi ma lo ha fatto, segno inequivocabile che avere un nemico comune fa diventare improvvisamente amici. Ma anche Caspar, in cura dall’oculista per un problema di “focale”, se l’è presa con Enrico Letta per non parlare poi di Fabrizio Cicchitto, il nostro immarcescibile ed eterno mr. 2232, che sembra essere diventato tutto ad un tratto un politico con il quale è possibile perfino discutere. Dice Cicchitto senza cappuccio: “Il voto sarebbe stata una follia, sosterremo senza subalternità il governo di tecnici anche per evitare pizzini maramaldi”. Dalle parti della Lega non è spiri un vento migliore. Recentissima è stata la richiesta della presidenza del Copasir da parte di Reguzzoni che, in qualche modo, ha il retropensiero di togliersi dalle palle Bobo Blues Maroni. “Stando all’opposizione – ha sillabato Reguzzoni – è il caso di rimettere in discussione la presidenza del Copasir”. Apriti cielo. Massimo D’Alema ha dato di testa e ha ricordato alla Lega che ha ancora la presidenza delle commissioni Bilancio, Attività produttive e dell’Ambiente pertanto: “Queste le ha avute perché forza di governo, ora vuole il Copasir perché opposizione, non è troppo?”. Ma diciamocelo a bassa voce, il politico che in questo momento si sta ponendo come prossimo, futuro presidente del consiglio in pectore è lui, Pierferdinando Casini. Ormai l’ex pappagallo di Forlani si sente investito del compito di mandare avanti il paese dopo la fine dell’esperienza Monti. Ha già detto che “occorrerà collaborare con quella parte responsabile della Lega che ha capito che a forza di populismo e di slogan si sta affondando il paese”. Pierfy parla già da premier e la considerazione che possiamo fare è che non avevamo alcuna intenzione di morire democristiani, poi berlusconiani, figuriamoci casiniani. Se dovesse accadere, per favore, suicidateci.
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Brunetta in eiaculatio precox, Letta in sindrome da scrittore, Casini gioca a fare il premier e tutto il resto è un gran delirio
Creato il 20 novembre 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Il pizzino di Enrico Letta qualche problema al Pd lo ha creato. Digiamolo. Il fatto che in maniera tanto infantile si cerchi uno strapuntino sull’autobus di linea appena partito, ha messo sullo stesso piano (ma non avevamo dubbi), quelli del Pdl e gli assatanati del Pd di lunga fede e militanza democristiana, per i quali la mancanza di un posticino nel governo equivale a un pericoloso vuoto d’aria. Ma a parte lo scivolone del Letta di centrosinistra (sic!) quello che spicca maggiormente nell’attuale scenario politico italiano è il vero e proprio redde rationem in corso fra le mezze seghe dei berluschini in piena crisi di astinenza da post-impero. Spicca su tutti (eufemismo) Renatino Brunetta, per il quale sparare addosso a Giulietto Tremonti, senza che nessuno possa accusarlo di lesa maestà o, come spesso è avvenuto del peccato dell’invidia, è diventato un divertimento da eiaculatio precox. Dice Selah Lively: “Le cose che non abbiamo fatto sono imputabili a un errore della politica economica del ministro dell’Economia, che purtroppo si è imposto a tutto il governo: dovevamo affiancare agli antibiotici le vitamine, lavorando per il capitale umano e migliori servizi”. Sentir parlare Brunetta di “capitale umano” è un po’ come ripercorrere i discorsi di Hitler, e rendersi conto che il criminale nazista era in fondo un benefattore dell’umanità che debellava i pidocchi con le camere a gas e, alla radice, con i forni crematoi. Brunetta ha offeso senza batter ciglio tutte le categorie lavorative, trovando per ognuna di esse l’aggettivo che le descriveva al meglio secondo il suo nobelistico pensiero: “morti di fame”, “fannulloni”, “feccia”, rivoluzionari da quattro soldi”, “perditempo”, “assenteisti cronici”, “mangiapane a tradimento”, sono state le parole più usate dall’ex ministro della funzione pubblica nei confronti di impiegati, operai, cineasti, attori, tecnici della riabilitazione, infermieri, idraulici in servizio permanente, uscieri della camera, del senato e degli istituti a partecipazione statale. Lui, che ha sempre considerato il “capitale umano” alla stregua di schiavi buoni solo a costruire il suo personale arco di trionfo, è sceso in campo per rivalutarne ruolo e professionalità; tardi ma lo ha fatto, segno inequivocabile che avere un nemico comune fa diventare improvvisamente amici. Ma anche Caspar, in cura dall’oculista per un problema di “focale”, se l’è presa con Enrico Letta per non parlare poi di Fabrizio Cicchitto, il nostro immarcescibile ed eterno mr. 2232, che sembra essere diventato tutto ad un tratto un politico con il quale è possibile perfino discutere. Dice Cicchitto senza cappuccio: “Il voto sarebbe stata una follia, sosterremo senza subalternità il governo di tecnici anche per evitare pizzini maramaldi”. Dalle parti della Lega non è spiri un vento migliore. Recentissima è stata la richiesta della presidenza del Copasir da parte di Reguzzoni che, in qualche modo, ha il retropensiero di togliersi dalle palle Bobo Blues Maroni. “Stando all’opposizione – ha sillabato Reguzzoni – è il caso di rimettere in discussione la presidenza del Copasir”. Apriti cielo. Massimo D’Alema ha dato di testa e ha ricordato alla Lega che ha ancora la presidenza delle commissioni Bilancio, Attività produttive e dell’Ambiente pertanto: “Queste le ha avute perché forza di governo, ora vuole il Copasir perché opposizione, non è troppo?”. Ma diciamocelo a bassa voce, il politico che in questo momento si sta ponendo come prossimo, futuro presidente del consiglio in pectore è lui, Pierferdinando Casini. Ormai l’ex pappagallo di Forlani si sente investito del compito di mandare avanti il paese dopo la fine dell’esperienza Monti. Ha già detto che “occorrerà collaborare con quella parte responsabile della Lega che ha capito che a forza di populismo e di slogan si sta affondando il paese”. Pierfy parla già da premier e la considerazione che possiamo fare è che non avevamo alcuna intenzione di morire democristiani, poi berlusconiani, figuriamoci casiniani. Se dovesse accadere, per favore, suicidateci.
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