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Bruto: fondatore della repubblica romana

Creato il 08 marzo 2013 da Stefaniaesse
Bruto: fondatore della repubblica romana Considerato il fondatore della repubblica romana, Lucio Giunio, più noto come Bruto, visse durante il VI secolo a.C..  Nipote del re Tarquinio il Superbo, egli - al contrario di molti nobili rimasti uccisi - riuscì a salvarsi dal regime di terrore adottato dal sovrano perché si finse stupido (questo il significato del nome "Bruto" che, a partire da quel momento gli venne affibbiato). A seguito della sua interdizione, dunque, Bruto rimase relegato nel regno dello zio e a corte ebbe modo di frequentare i figli del re. Un giorno, si narra, egli accompagnò i ragazzi a Delfi perché essi potessero interrogare l'oracolo e scoprire quale dei due era destinato a diventare il successore di Tarquinio il Superbo. L'oracolo rispose loro che il primo che fosse riuscito a baciare la madre avrebbe avuto questo onore e mentre essi cercavano una soluzione pacifica e giusta per guadagnare tale onore, Bruto finse di cadere e le sue labbra toccarono la terra, per eccellenza madre di tutti gli esseri viventi. Ma in seguito accadde un fatto talmente grave da far rigettare a Bruto l'idea di perseverare con i regimi monarchici. Uno dei figli di Tarquinio il Superbo, infatti, si rese protagonista di un atto indegno in quanto violentò Lucrezia, moglie di Tarquinio Collatino. La donna, non potendo sopportare la terribile onta si era tolta la vita e Bruto, profondamente colpito dall'accaduto, cacciò i Tarquini dal regno, costringendo il popolo al ripudio della monarchia e proclamando la repubblica. Ma la appena nata repubblica non si era ancora liberata definitivamente dei Tarquini e Bruto, divenuto console, ebbe un bel daffare nel cercare di difenderla. Durante uno degli assalti dei nemici, il neoconsole ad esempio non esitò a giustiziare tutti gli avversari che si erano spinti fin alle porte di Roma, compresi i suoi figli. L'ultimo atto della sua avventura per salvaguardare la costituzione della giovane repubblica però gli costò la vita. Bruto dovette infatti affrontarsi contro Arrunte, il comandante dei Tarquini. Essi usando il giavellotto si trafissero a vicenda rimanendo entrambi uccisi. A Bruto Giunio dunque si deve la caduta della monarchia e la nascita della repubblica romana leggenda raccontata in tutti i dettagli dallo scrittore Livio.

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