Sarai bella tu. Al massimo fuori, s’intende. Che dentro hai un inferno, di bruttezza. E forse non è neanche tutta colpa tua. Anzi, certamente.
La giovane che si è accanita e ha scatenato l’ira dei suoi amici contro un ragazzo eterosessuale scambiato per omosessuale solo perché guardava il suo fidanzato ha dalla sua davvero una cultura ridotta a una povertà spaventosa.
Mica certe avversioni nascono perché qualche furbo profittatore di umane debolezze inneggia al machismo, sono radicate in una ben più diffusa barbarie spirituale. E’ una specie di orribile logica di forza, schemi, catene. Già. Magari all’ombra delle libertà del progresso, della canna selvaggia, dei costumi disinibiti o di chissà cos’altro, sono cresciuti a dismisura i limiti intellettuali.
Il cervello ce lo siamo bevuti in qualche cocktail micidiale, il cuore ha smesso di battere in pieno arresto emotivo. E sbrachiamo con una disinvoltura violenta, arrogante, idiota. Non abbiamo neanche più vergogna, della nostra ignoranza, della nostra insensibilità, della nostra grettezza. Anzi. Lo sfascio collettivo sta proprio in una spavalderia sbrodolona e cafona.
Tette e muscoli sono i simboli della nostra inconsistenza culturale. E non perché le forme siano da condannare, ci mancherebbe. Perché ci hanno resi incapaci di vedere davvero, di guardare oltre il naso, di capire, di amare, di crescere. Ci siamo chiusi in un recinto e abbiamo incautamente buttato via la chiave. Altro che orizzonti allargati e modernità, siamo sprofondati nel peggior vicolo cieco della storia. Sempre contro, dall’alto di chissà quale assurda superiorità. Con una sentenza di condanna pronta in tasca da sbattere in faccia al primo che osa respirare. Pieni di etichette da appiccicare a questo o a quello, perché è gay o chissà o cos’altro.
Che poi il ragazzo menato e finito in coma non sia neanche gay è proprio la faccia mostruosa di questa realtà fatta di paure devastanti, pochezze asfissianti, superbie intollerabili. Già, in fondo un gay è uno che ha il coraggio di essere se stesso. Quelli che non ce l’hanno fanno prima a darselo facendo andare le mani o urlano brutto gay che cercando serenamente l’audacia di vivere il più serenamente possibile.
Oltre all’orrore c’è di più. A me una società che fatica a riconoscere uomini e donne come persone mette addosso un’indescrivibile infelicità.
4 agosto 2015 - Autore: Irene Spagnuolo