L'Italia ha l'urgenza di mettere in atto una serie di riforme, che diano ossigeno a una situazione interna sostanzialmente ferma dal punto di vista del mercato interno, questo anche per non perdere di credibilità con i paesi partner.
Il problema vero in questo momento, è il prezzo che noi italiani dovremo pagare per mettere in porto una riforma così ambiziosa chiesta dai partner europei, un pareggio di bilancio entro il 2013, una riforma delle pensioni che innalzi l'età.
Una riforma profonda e seria del mercato del lavoro attuale, si parla di libertà di licenziamento, ma occorre andare ad analizzare in maniera approfondita questo tipo di riforma, nella sua concreta attuazione.
Certamente nell'Unione Europea, c'è un mercato del lavoro completamente diverso, definiamolo più flessibile, ma per capirlo meglio, occorrerebbe vivere in ogni singolo stato e capire i meccanismi di assunzione e licenziamento.
Il problema vero è varare una riforma che comprenda anche una profonda riflessione e revisione di quelli che sono i meccanismi culturali del mercato del lavoro italiano, coniugare maggiore libertà di licenziamento, con maggiore flessibilità.
La sfida vera si giocherà sul fronte di un profondo mutamento culturale, da parte di tutte le classi sociali, questo mutamento implica necessariamente che ci sia un senso di responsabilità sociale nel mercato del lavoro attuale.
Non basta varare una riforma che prevede maggiore elasticità per possibili licenziamenti, se da contrappeso non abbiamo una maggiore elasticità nei meccanismi di reintroduzione nel mercato del lavoro, da parte di chi il lavoro lo perde.
La domanda è se come paese siamo sufficientemente maturi per andare in questa direzione, ma non c'è più tempo, questo è il cambiamento vero da attuare, buona navigazione Nicky Brancatelli e Alessandro Baldini
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