Ma, la verita', e' che il vero paradiso del blogger in erba e' il Belgio. A Bruxelles c'e' di tutto, dall'adorazione smodata per le patatine allo strano feticismo delle statue che fanno pipi', dalla burocrazia che fa accapponare la pelle al piu' incallito dei nostri statali ad un'attitudine del tutto particolare ad affrontare la vita senza senso pratico. In Belgio si fuma marijuana, la prostituzione e' legale e i gay si sposano e adottano bambini da tempo, ma nessuno al di fuori dei confini si e' mai preso la briga di preoccuparsi di questo minuscolo Paese trilingue e secessionista costantemente flagellato dalla pioggia. Insomma, nei due anni che ci ho vissuto ho raccolto talmente tanti aneddoti che ci potrei fare un libro- ma invece ci ho fatto solo un blog, che probabilmente ricordero' sempre come una delle cose di cui vado piu' fiera, e sicuramente quella per cui ho raccolto piu' critiche .
Cosi', mi sembrava giusto e doveroso tornare qualche giorno nella mia odiata ed amata Bruxelles, sfruttando anche stavolta un po' di quei soldini che la Mamma Europa gia' mi diede generosamente per i due anni in cui ho finto di lavorare per davvero.
Per farvi capire quanto siano strani i Belgi, basti dire che non gli bastava avere come simbolo la statua di un bimbo che fa la pipi', ma sentono il bisogno impellente di riprodurre questo logo ovunque:
Ulteriore esempio della stranezza dei Belgi, ecco una testimonianza presa giovedi' in pieno centro:
Ebbene si, bruxelles e' anche questo: trovare gente che passeggia con tuta integrale da Spiderman
Sono tornata a Bruxelles piena di speranza nel cuore, con l'intenzione di raccogliere altre stranezze e bizzarrie che tanto mi mancavano e farne un post spassosissimo. Invece, per una volta Bruxelles mi ha colta di sorpresa, e mi ha fatto vedere il suo lato migliore.
La prima cosa e' stata il tempo: partita con stivali di gomma, cinque ombrelli e il set di branchie e squame che mi erano cresciute durante la mia permanenza in Belgio, ho scoperto con gioia che c'erano trenta gradi e la popolazione si riversava allegra a bere birra nelle piazze. Bruxelles riesce ad essere terribilmente deprimente quando ha il cielo basso e grigio che cantava Jacques Brel. Ma quando c'e' il sole, Bruxelles tira fuori una bellezza nascosta che avro' visto si e no tre volte in due anni. (Una volta era il 27 giugno del 2011, e quando ti ricordi a distanza di tre anni dei giorni di sole c'e' qualcosa che non va nel clima del posto dove vivevi).
La seconda sorpresa che ho avuto e' stato Starbucks nella Grand Place. Lo so, lo so, sono una figlia del consumismo americano, ma io AMO Starbucks e cio' che mi ha fatto piu' soffrire dello stare all'estero era lo stare all'estero SENZA STARBUCKS. Gia', perche' in tutta Europa il caffe' e' gramo MA c'e' Starbucks che in Italia non c'e'. In Belgio non c'era nulla, anche se i primi barlumi di speranza nel mio cuore si sono accesi con lo Starbucks all'aereoporto di Zaventem e quello alla Gare Centrale. E visto il mio amore per Starbucks unito a quello per la Grand Place, non ho potuto far altro che spendere orgogliosa cifre ridicolmente alte per quel White Chocolate Mocha che a Boulder pago la meta' e acquisto a 50 metri dal mio dipartimento.
La terza cosa, che e' stato un vero e proprio choc, e' stata la chiesa di Sainte Catherine, che ho trovato cosi':
Lo so, sembra una chiesa normale. Ma per capire il mio choc immaginatevi che per due anni ci ho abitato di fianco e per due anni l'ho sempre vista SPORCA, cosi':
Nel mio immaginario e' sempre e solo stata una chiesa che ha un pisciatoio sul muro, invece ora ho scoperto che e' BELLA. Il mio sconvolgimento emotivo e' pero' stato mitigato dal fatto che hanno pulito solo la facciata, e il pisciatoio rimane. Come avvicinarsi al signore lassu' se non ci consentite di spruzzare un po' i muri della sua dimora?
Insomma, pensavo che Bruxelles mi avrebbe ricordato la pioggia, i topi in salotto, il pattume per strada, il grigio, i capi che mi facevano mobbing, le colleghe fuori di testa. Invece sono stati giorni che mi hanno riportato alla mente i parchi pubblici, la birra a Saint Gery, l'apero urbain e le mille lingue- tra cui predomina sempre l'Italiano- che si intrecciano nel cuore pulsante dell'Europa. Mi sono un po' riappacificata con il Belgio e questo ha fatto guadagnare punti al mio piano B dopo il dottorato, ovvero combattere la disoccupazione andando a Bruxelles per fare la segretaria super-over-qualified. Grazie Bruxelles e grazie riscaldamento globale, che stai uccidendo i pinguini al Polo ma che mi fai guardare il tramonto dalla Place Royale . Ci manca solo un orso che vola, e quasi ti potrei volere bene quanto il Colorado.
La canzone belga e' quantomai apprezzabile, ma un tantinello di gioia di vivere non guasterebbe di tanto in tanto..