Bubble and Squeak

Da Mrs Garrick

Assomiglia alla tortilla spagnola o ad una spessa frittata di verdure o ad una gigantesca crocchette di patate, ma è un piatto tradizionale inglese, che pare risalire alla metà del XVIII secolo. In Inghilterra lo chiamano Bubble and Squeak (il nome mi fa ridere ogni volta che lo sento!), chiamato così per via del gorgoglio (bubble) e dello sfrigolio (squeak) emesso durante la cottura. In Scozia prende il nome di Rumbledethumps e in Irlanda di Colcannon, ma da qualunque angolazione geografica e politica lo si guardi, è un modo come un’altro per riproporre gli avanzi della domenica, soprattutto le verdure. Patate, cavolo, carote, piselli, cavoletti di Bruxelles, fagiolini: chi più ne ha più ne metta, basta sia verdura e sia cotta. Verdure che, dopo essere state opportunamente sminuzzate, sono soffritte a fuoco lento nel burro in una padella poco profonda fino a quando non si è formata una crosta sottile da entrambi i lati.

Nigel Slater's classic bubble and squeak. Photograph: Jonathan Lovekin for the Observer
Inizialmente si aggiungeva anche la carne dell’arrosto, come racconta Mary Holland nel suo libro ricette e consigli sulla gestione della casa The complete economical cook, and frugal housewife: an entirely new system, pubblicato agli inizi del 1800 (e passato attraverso numerose ristampe che vanno dal periodo georgiano al Regency e all'epoca vittoriana. Ma oggi è più comune nella versione ‘vegetariana’ senza carne spesso consumata come piatto freddo insieme agli avanzi dell’arrosto domenicale, accompagnato da sottaceti e dalla tipica brown sauce, una densa salsa marrone semi-piccante, ma anche caldo,per dare un tocco di ‘verde’ al Full English Breakfast, la famosa colazione all'inglese.
Neanche a dirlo, Bubble and squeak era un piatto popolare durante la seconda guerra mondiale, quando la maggior parte dei cibi era soggetta al razionamento ed occorreva un modo facile di utilizzare gli avanzi, soprattutto le patate. Ora ci sono addirittura  le versioni surgelate in scatola... Se lo sapessero i nostri nonni...


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