Visti come essenze celesti pressochè sconosciute, si sa solo che nel loro muoversi tutto viene da loro inghiottito, luce compresa. Lo studio delle dinamiche e dei processi di interazione con il resto dei corpi celesti presenti è affidato a formule matematiche, corroborate giusto qualche decina d'anni fa dall'apporto fornito dalla relatività di Einstein.
Come tutti i corpi celesti, anche i buchi neri sono costretti ad essere etichettati per esistenze che sembrano eternità, dinnanzi ai già abbondanti cento anni di vita adatta all'essere umano.
Sono stati studiati, in tutto e per tutto, affiancando anche ipotesi di indubbio interesse filosofico e fantascientifico.
Avvallando tesi anche avanguardiste, c'è chi vede dentro questi buchi neri possibilità di teletrasporto, da un luogo all'altro dell'universo. In gergo fisico i buchi neri rappresentano, invece, un'estrema contrazione spazio-temporale sulla base delle premesse introdotte dalla relatività di Albert Einstein. Possono nascere per motivi ancora oggi sconosciuti, possono esaurirsi senza colpo ferire nè segnalazione alcuna.
Al di là di tutto, lo studio di queste componenti celesti è da sempre oggetto di grande interesse per tutta la comunistà astronomica e scientifica mondiale. Tutto ciò che possiamo sapere e temere dei buchi neri ci deriva da misere formule matematiche, componenti minime di quel libro della natura descritto superbamente da Galileo Galilei.
In termini più poveri, un buco nero è simile ad un normale imbuto. Esteso in superficie, ridotto ad un canaletto più piccolo nel margine inferiore. Formule matematiche ci dicono che, collocandoci su la parte superiore di quell'imbuto, chiamata "orizzonte degli eventi", potremmo vedere l'universo intero nascere e morire in pochissimi centi-millesimi di secondo.
Di fronte a dilemmi come questi, emerge spontanea la consapevolezza di quanto l'essere umano niente sappia, su tutto ciò che lo circonda.
Nonostante tutto il mistero qualcosa, a volte, riesce ad accadere sotto la voce del progresso scientifico.
E' proprio di questo campo la notizia, potenzialmente sensazionale, promossa ieri dalla NASA.
A "soli" 50 milioni di anni luce dalla Terra è stato scoperto un buco nero appena nato, avente all'incirca 30 anni.
La scoperta è stata possibile grazie al telescopio Chandra, capace di monitorare costantemente l'universo a raggi X, e dal telescopio dell'agenzia spaziale Europea chiamato XMM-Newton e da uno tedesco chiamato ROSAT.
Trent'anni di vita sono, per un buco nero, una quantità irrisoria di età. Comparandola all'umana concezione, sarebbe come osservare un essere umano a circa un solo secondo dalla sua nascita.
L'oggetto è collocato nella costellazione della Berenice, collocato nella galassia M100. E' stato identificato con il nome SN1979 C.
La rivoluzionaria scoperta è testimoniata efficacemente dalle parole di Daniel Patnaude, Responsabile del Centro Harvard-Smithsonian per la ricerca astrofisica di Cambridge:
"Se quanto abbiamo determinato è corretto, il buco nero che abbiamo scoperto è il più vicino esempio della nascita di un simile oggetto che l'uomo ha mai potuto osservare."
Grazie a tale scoperta si aprono, infatti, possibilità enormi nello studio di questi corpi sconosciuti. Si potrebbero, infatti, trovare nuovi modi per quantificare forze ed energie che intercorrono nella formazione e nella sopravvivenza di un buco nero.
Realtà come queste sono, infatti, talmente intense e discontinue da non essere riproducibili in alcun tipo di laboratorio umanamente concepibile. Studiarne uno appena nato potrebbe condurre, infatti, a scoperte o verifiche potenzialmente rivoluzionarie.