Non ho una grande simpatia per Sabina Guzzanti, ammiro l’allucinata genialità di Corrado Guzzanti, le capacità attoriali della sorella minore Caterina*, ma le gag di Sabina non mi hanno mai entusiasmato; ho apprezzato il suo primo film, “Viva Zapatero”, ma molto meno il secondo, “Le ragioni dell’aragosta”, mentre sulla sua terza fatica, “Draquila – l’Italia trema”, non ho ancora formulato un parere, anche perché è stato presentato solo oggi al festival di Cannes. Sembra che la sala fosse gremita, e l’autrice ha ringraziato il ministro Bondi per la pubblicità involontaria, avendo nei giorni scorsi criticato preventivamente il film fino all’autoesonero dalla kermesse, il diretto interessato ha replicato attendendo sferzante l’esito del botteghino (testualmente: «La vera prova di un’eventuale pubblicità si avrà con gli incassi al botteghino»). Io a questo punto ho pensato a Bud Spencer e Terence Hill, e a tutte quelle coppie di amici in cui c’è uno piccoletto che si fa forte della prestanza fisica dell’amico (a proposito, scusate la nota autobiografica: ciao Giulio), soltanto che in questo caso quello forte è il piccoletto, ovvero Berlusconi, mi spiego: buona parte delle sale cinematografiche in Italia è della Medusa, feudo della famiglia Berlusconi, figuriamoci se proietteranno il film della Guzzanti… un indice più attendibile sarebbe l’incasso pro sala, ma la fatica di far comprendere a Bondi il significato di media aritmentica non vale la candela. Intanto leggo su Repubblica (ma la notizia è della testata “Il Centro”) che per la prima volta in Italia, esattamente a L’Aquila, viene riconosciuto, dopo sentenza del tribunale, a un paziente affetto da sclerosi multipla l’uso terapeutico di cabnabis, inoltre nell’articolo si legge che l’asl acquista la marjiuana dall’Olanda, al costo di 12 mila euro l’anno a paziente, mentre costerebbe solo 5 mila se la canapa fosse coltivata in Italia, ma è sbagliato; non costerebbe nulla, infatti c’è un centro in provincia di Rovigo, che coltiva canapa a scopi sperimentali che è costretta a incenerire parte del suo raccolto (per la precisione le sommità fiorite, proprio dove risiede il principio attivo), perché per legge non può superare determinati limiti di produzione, guardate questo interessantissimo servizio de Le Iene di qualche tempo fa.
*Nella sitcom Boris, giunta alla terza edizione, scritta da tre genii nell’era del precariato come Ciarrapico, Vendruscolo e Torre.
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Non ho una grande simpatia per Sabina Guzzanti, ammiro l’allucinata genialità di Corrado Guzzanti, le capacità attoriali della sorella minore Caterina*, ma le gag di Sabina non mi hanno mai entusiasmato; ho apprezzato il suo primo film, “Viva Zapatero”, ma molto meno il secondo, “Le ragioni dell’aragosta”, mentre sulla sua terza fatica, “Draquila – l’Italia trema”, non ho ancora formulato un parere, anche perché è stato presentato solo oggi al festival di Cannes. Sembra che la sala fosse gremita, e l’autrice ha ringraziato il ministro Bondi per la pubblicità involontaria, avendo nei giorni scorsi criticato preventivamente il film fino all’autoesonero dalla kermesse, il diretto interessato ha replicato attendendo sferzante l’esito del botteghino (testualmente: «La vera prova di un’eventuale pubblicità si avrà con gli incassi al botteghino»). Io a questo punto ho pensato a Bud Spencer e Terence Hill, e a tutte quelle coppie di amici in cui c’è uno piccoletto che si fa forte della prestanza fisica dell’amico (a proposito, scusate la nota autobiografica: ciao Giulio), soltanto che in questo caso quello forte è il piccoletto, ovvero Berlusconi, mi spiego: buona parte delle sale cinematografiche in Italia è della Medusa, feudo della famiglia Berlusconi, figuriamoci se proietteranno il film della Guzzanti… un indice più attendibile sarebbe l’incasso pro sala, ma la fatica di far comprendere a Bondi il significato di media aritmentica non vale la candela. Intanto leggo su Repubblica (ma la notizia è della testata “Il Centro”) che per la prima volta in Italia, esattamente a L’Aquila, viene riconosciuto, dopo sentenza del tribunale, a un paziente affetto da sclerosi multipla l’uso terapeutico di cabnabis, inoltre nell’articolo si legge che l’asl acquista la marjiuana dall’Olanda, al costo di 12 mila euro l’anno a paziente, mentre costerebbe solo 5 mila se la canapa fosse coltivata in Italia, ma è sbagliato; non costerebbe nulla, infatti c’è un centro in provincia di Rovigo, che coltiva canapa a scopi sperimentali che è costretta a incenerire parte del suo raccolto (per la precisione le sommità fiorite, proprio dove risiede il principio attivo), perché per legge non può superare determinati limiti di produzione, guardate questo interessantissimo servizio de Le Iene di qualche tempo fa.
*Nella sitcom Boris, giunta alla terza edizione, scritta da tre genii nell’era del precariato come Ciarrapico, Vendruscolo e Torre.
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