Lo so, poi alla fine torno sempre a Buenos Aires, come nel tango Volver. Ma è più forte di me, c’è tanto da dire.
Forse non è molto noto che Massimo Carlotto, lo scrittore padovano vittima di un errore giudiziario, ed Estela Carlotto, famosa madre de Plaza de Mayo, sono parenti. Nel libro Le irregolari. Buenos Aires Horror Tour, Edizioni e/o, 1998 Carlotto è in cerca del passato argentino del proprio nonno e si imbatte nella tragedia dei desaparecidos. Il libro racconta la storia delle madri di Plaza de Mayo, della lotta delle nonne, degli hijos, dei sopravvissuti che ancora combattono. Apre inoltre una inquietante finestra sul ruolo della chiesa cattolica, le connessioni e le coperture internazionali. Più che un romanzo, è una raccolta di storie, una galleria di nomi e di volti, di vite soffocate da governi senza scrupoli e personaggi inquietanti. Ciò che dà valore a questo lungo racconto di atrocità è il fatto che vittime e carnefici siano persone vere, realmente esistite e, in parte, ancora viventi. Plaza de Mayo, luogo ormai mitico, in cui, tutti i giovedì, queste donne, simbolo della resistenza, del ricordo e della richiesta di giustizia, si riuniscono e marciano perché coloro che agirono tanto spietatamente non possano dormire tranquilli. Si respira un’atmosfera particolare, fitta e struggente, devastante e irreale. In maniera completa e precisa viene raccontato qui il modo in cui le persone sparivano, cosa ne era di loro dopo il sequestro, dalle torture fisiche e psicologiche, alla morte, alla sepoltura nelle fosse comuni, in luoghi segreti nei “voli della morte”. Si parla anche del traffico di bambini, figli delle donne sequestrate, che venivano ammazzate subito dopo aver partorito e del ruolo ambiguo e immorale della Chiesa. Il nucleo dirigente della repressione illegale di questa dittatura era composto dai militari e poliziotti dell’Alianza anticomunista argentina, persone provenienti dagli ambienti della destra peronista e dall’estrema destra fascista e nazista. In tre anni, dal 1973 al 1976, data del golpe, questi nuclei hanno rivendicato circa mille omicidi. Si convinsero che il loro era il metodo migliore per far penetrare il terrore in qualsiasi società, al punto da mandare dei loro rappresentanti in Spagna per convincerli ad adottare gli stessi metodi per sconfiggere i separatisti dell’Eta. Aprirono degli uffici di rappresentanza nelle più grandi città europee, dove venivano assunti per addestrare il servizio di sicurezza. Ancora oggi ogni giovedì le nonne si riuniscono in Plaza de Mayo dove all’inizio i militari tentavano di cacciarle via, usando i cani o i lacrimogeni: ora è diventato un gruppo di 300 donne. I circa 30.000 desaparecidos sono un numero approssimativo, ci sono state fucilazioni, torture, bambini nati nei campi di concentramento.
E’ praticamente impossibile elaborare il lutto per i desaparecidos, almeno fino a quando una madre non avrà le prove che il figlio sia morto, chissà dove e come. La dittatura è riuscita a eliminare un’intera generazione, facendo sparire bambini e donne incinte, così si eliminava alla radice il problema di eventuali futuri sovversivi. Dopo aver fatto nascere i bambini, venduti al miglior offerente, le madri venivano uccise. Le nonne per questo tentano anche attraverso l’analisi del DNA, di ritrovare i bambini per ridarli almeno ai parenti dei genitori morti. Una delle tante madres dice nel libro: Quando hanno portato via i miei figli avevo solo 48 anni e mi sono sentita vecchia; oggi ne ho 68 ma mi sento vent’anni più giovane perchè ho imparato che l’unica lotta che si perde davvero è quella che si abbandona.
http://www.desaparecidos.org/arg/victimas/carlotto/