“Nessuno può essere derubato della propria storia, dei ricordi, della nostalgia del passato. Sono solo queste le cose che ci tengono in vita anche dopo la morte.”
Ha le atmosfere dei romanzi di fine Ottocento “Bugatti Victoria”, l’ultima fatica letteraria della tarantina Edna Magenga, pubblicato nel dicembre 2015 dalla Casa Editrice Kimerik. Castelli si succedono a sontuose tenute, laddove il filone onirico fa da sfondo e aleggia fra gli eventi che realmente accadono. Quell’aria sospesa fra il sonno e la veglia; fra realtà e fantasia; dove l’eroina della storia è alle prese con vari enigmi, ma prima ancora di indagare e porvi una fine, deve “risolvere” se stessa. Soltanto affrontando il suo personale e doloroso passato, ella potrà dedicarsi ad un segreto che da anni pesa sulla storia della sua famiglia e fa sì che poche siano le cose ad essere chiare. Quel senso di disagio che non fa mai sentire Alba davvero a casa, nella tenuta di Fontanafredda insieme all’anziano padre Riccardo e al fratello Claudio, è il presentimento di qualcosa di più grande, che scava nel profondo. Nelle radici dei Serra: questa famiglia facoltosa e di nobili origini, in cui sicuramente il patriarca alimenta menzogne. Avendo perso il compagno della sua vita, Alba decide di tornare a vivere in famiglia, ma la quotidianità viene interrotta dalla misteriosa apparizione di un quadro, un ritratto di donna, che porterà a far luce su un passato mai conosciuto dai figli, e aspramente negato dal loro padre. Una storia ricca di personaggi interessanti, che sembra essere caratterizzata da una concatenazione di perdite. Ricostruendo l’albero genealogico di questa famiglia, ci si rende conto che a qualcuno è sempre stato strappato qualcosa, dal destino o dalla superficialità umana. Amori perduti e morti improvvise hanno segnato l’esistenza dei protagonisti, fino a riconoscere in un’auto di lusso un simbolo di appartenenza e di unione col passato. Si tratta del settimo esemplare della Bugatti Royale, al quale viene dato il nome Victoria,donato nel 1933 da un facoltoso parente a Riccardo – il padre di Alba –, bambino che cresce viziato fra le agiatezze del palazzo di famiglia, nel giorno del suo settimo compleanno, allo scopo di augurargli ogni fortuna. Quell’auto color avorio, gelosamente conservata negli anni, sarà anche teatro di dolorose vicende, nonché simbolo da cui il romanzo trae il titolo e che campeggia in copertina con il castello a fare da sfondo.
L’edizione è molto ben curata, come del resto lo sono tutti i libri di questa casa editrice, che fa dei risvolti di copertina – le tipiche “alette” o “bandelle” – e dello spessore della carta, ad “effetto anticato”, i suoi punti di forza. Edna Magenga scrive davvero bene; il suo stile è evocativo senza essere pesante, intriso di poesia, e non lo dico soltanto perché, all’interno dell’opera, la prosa è intervallata da citazioni, pensieri, lettere che hanno l’effetto di suscitare pathos, in accordo con una forma talvolta espressa in versi. L’autrice dona una grande capacità introspettiva ai suoi personaggi, come nel caso di Alba, che prima ancora di conoscerla fisicamente, siamo in grado di comprenderne il pensiero e i desideri più reconditi. Una donna sola, animata da una grande sensibilità, che spesso si materializza portandola ad avere delle vere e proprie “visioni”. Essendo anche un’affermata pittrice, si avverte la dimestichezza della Magenga nel parlare di dipinti; di tecniche pittoriche; di elementi architettonici che stanno alla base della descrizione delle ville, protagoniste silenti di questo romanzo. “Bugatti Victoria” è un’opera non facile, almeno, non al primo impatto. Ma poi, se si entra in sintonia col pensiero di Alba, la protagonista, la confusione che sembra esserci, si attenua. E la seconda parte è tutta un crescendo di colpi di scena, che rendono la storia incalzante. Almeno, io questa lettura l’ho vissuta così. Written by Cristina Biolcati