di Irene Papa
Christian Bugatti arriva alla Fnac di via Torino vestito da perfetto indie contemporaneo, addosso ha una t-shirt bianca recuperata dal fondo dell'armadio e un quasi-skinny verde bosco che gli dona subito un tocco di beltà. Di viso assomiglia ad uno dei Fleet Foxes dopo un mese di campeggio brado, i tempi della faccia pulita e del frangettone giovane sono ormai un ricordo sbiadito.
Bugo appare cresciuto e nel corso dell'incontro in cui ha presentato il suo ultimo album ''Nuovi rimedi per la miopia'' al raccolto pubblico di Milano il tema della maturità emerge con forza e naturalezza in più occasioni. I nuovi pezzi sono più introspettivi e personali, i titoli si allungano per essere più esaustivi rispetto a quelli del precedente disco ''Contatti'' del 2008, l'ironia arguta fa spazio ad una più esplicita esposizione delle passioni, accompagna il pudore dei sentimenti invece di fargli da maschera.
La stessa miopia che dà il titolo alla raccolta di canzoni è da intendere come l'incapacità dell'essere umano di guardare lontano, oltre i propri limiti quotidiani. La miopia è per Bugo una sorta di male necessario, spinge l'uomo sensibile a guardarsi dentro per cercare i suoi personalissimi rimedi, a trovare gli strumenti per vivere meglio.
Paolo Giordano, il giornalista che conduce la piacevole chiacchierata, per sintetizzare la visione sottile e profonda del cantautore, quasi al limite dell'osservazione sociologica del quotidiano, estrapola due righe da un pezzo dell'album che recitano ''non ho tempo per mangiare, posso solo assaggiare''. E Bugo ci spiega che la fretta, l'incapacità e ancor più la svogliatezza di inabissarsi nei fatti della vita, sono l'inizio del proprio smarrimento.
Christian ci parla anche d'amore, e da inguaribile romantico qual è ci confida che il suo imminente trasferimento a Nuova Delhi è dettato da esigenze lavorative della moglie, e che lui sul traslocare non ci ha pensato neanche tre minuti, tant'è forte la famelica curiosità di scoprire il mondo, di sviscerarlo e di raccontarlo. Nell'imbarazzo più tenero che possiate immaginare prova a parlarci della scelta di sposare la donna che ama, del coraggio di andare all'altare in un'epoca in cui convivere è forse più una moda che un atto di tutela della propria vulnerabilità, si definisce un pirla, ma sembra il pirla più felice del mondo mentre lo dice.
Intanto il ragazzo si alza, imbraccia la chitarra e ci canta ''Città cadavere'', l'aria s’immerge di un gusto spettrale, quasi apocalittico, ''qui Dio non c'è o forse è la sua vendetta'' pensa Bugo immaginando questo teatro di desolazione. Senso di desolazione che forse il credere in qualcosa può mitigare, ma il cantautore non ha un Dio e ce lo cantava già qualche anno fa non sapendo cosa fare di domenica. Tuttavia la fede lo affascina, può essere un mezzo per curare la miopia, ammesso che si creda nei miracoli.
Il disco è una sintesi di pop ed elettronica, non ci sono particolari riferimenti al passato o citazioni intellettuali, raccoglie tutti gli stimoli con cui il cantante è venuto a contatto. Tra i più recenti progetti che l'hanno visto protagonista c'è la partecipazione come attore al film ''Missione di pace'' con Silvio Orlando, acclamato con dieci minuti di applausi a Venezia, di cui ha scritto anche la colonna sonora, e il debutto come artista visivo, riconosciuto da numerosi blog e siti di settore. Esperienze che ha descritto come riempitive rispetto a quei vuoti d'espressione che, nonostante l'incontestabile fantasia, impoveriscono lui come qualsiasi autore legato esclusivamente all'alfabeto musicale.
Il tour ufficiale inizierà intorno al 20/21 ottobre, ad accompagnarlo un nuovo complesso di musicisti e l'affezionato synth, mentre cambieranno gli arrangiamenti dei pezzi vecchi. Viene da chiedersi come vive il rapporto con la Universal, l'etichetta che gli ha permesso di produrre i suoi ultimi 5 album, lui che nasce come ''indipendente''. Bugo con candore da chierichetto risponde che non è né contro gli indipendenti né contro le major, che nella sua vita non ha mai voluto fare un mestiere serio e che vivere di musica è l'unico modo per non lavorare davvero. Trasferirsi dalla provincia di Novara - senza neanche un pub dove si potesse apprezzare il suo genere - alla grande Milano è stato per lui un passo naturale dal momento in cui ha deciso che avrebbe voluto firmare un contratto che lo sistemasse per gli anni a venire. Fossimo tutti così talentuosi, Milano scoppierebbe di abitanti e, per carità, la metro è già troppo intasata la mattina.
Alla fine Christian si mette in piedi, imbocca l'armonica e dopo aver scherzato tutto il tempo sull' essere stato spesso definito un emergente dai giornalisti nonostante gli oltre dieci anni di carriera, ci lascia con un finale da film perfetto: ''Che diritti ho su di te, nel bidone tutti i dizionari, sul tabellone non ci sono gli orari e la mia fortuna è quella di essere il pensiero che ti allontana dal tuo buco nero''.
Un ''emergente a vita'', conclude Bugo, è una definizione molto più bella di quella di autore navigato, perché lui ci mette ancora la delicatezza della prima volta.
Guarda gli altri video del mini live:
Bugo, "La Salita" @ fnac, milano
Bugo, "Comunque Io Voglio Te" @ fnac, milano
Bugo, "Che Diritti Ho Su Di Te" @ fnac, milano