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Bujumbura (Burundi) /Caffé troppo amaro per i burundesi

Creato il 20 aprile 2013 da Marianna06

 

  

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In Burundi le entrate, che derivano dalla vendita del caffè, ammontano all’80% delle esportazioni e al 55% del reddito di almeno 750 mila famiglie.

Questo è il dato noto in base a un calcolo ufficiale, appena approssimativo ma, in sostanza, certo. Infatti il sostentamento familiare di molti nuclei rurali allargati, in Burundi,specie nelle campagne , dipende in particolare dal ricavato della raccolta e della vendita di caffè.

Di questi tempi sta accadendo purtroppo che per i contadini e raccoglitori di caffè, un lavoro decisamente molto faticoso e mal pagato,le cose non sono più quelle di prima .

E cioè non vanno bene.

Una privatizzazione totale delle terre è calata improvvisa, come una mannaia, sui poveri coltivatori e raccoglitori.

Lo Stato, infatti, poco democraticamente ha offerto concessioni  in merito sul proprio territorio a parecchie società straniere, quelle che si occupano del settore. 

E questo soprattutto per le sollecitazioni pressanti, al solito presidente “fantoccio”, da parte della Banca Mondiale che, insieme al FMI,  con i loro diktat , sono gli autentici nodi scorsoi per l’impiccagione delle economie africane.

Infatti più di 130 fabbriche locali di lavaggio e trattamento dei chicchi di caffè sono state vendute ultimamente  alle società straniere, di cui sopra, in cambio di un finanziamento del 30%  del bilancio dello Stato burundese.

Senza dire che alcune famiglie contadine sono state mandate via dalle loro terre proprio per consentire a nuovi stabilimenti, appunto per il lavaggio e il trattamento del caffè burundese, di essere edificati su quegli stessi terreni.

Delocalizzazione forzosa, insomma, insieme ad un impoverimento sicuro di tantissime persone. Logiche neoliberiste di un’economia rampante e senza scrupoli, quelle della finanza internazionale, assieme a un mix di corruzione con i potentati locali che nei Paesi africani non è difficile mettere in piedi.

E non pensiate, nonostante alcuni appelli di denuncia di esperti delle Nazioni Unite, che l’accoglienza a queste società straniere si limiti e finisca qui.

In quanto, avendo fiutato il buon affare, le previsioni, piuttosto attendibili, parlano di altri numerosi e certi  arrivi in Burundi.

 

  

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   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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