Parrebbe ,se la notizia è corretta, che il presidente Nkurunziza sia rientrato a Bujumbura da almeno due ore.
E che abbia ringraziato ufficialmente i militari (quelli che sono stati sempre dalla sua parte) e la polizia locale per la fedeltà dimostrata in occasione del colpo di Stato, messo in piedi dalla parte dissenziente dell'esercito.
Esercito che avrebbe approfittato della sua lontananza per l'incontro politico di Dar es Salaam, in Tanzania, concernente tutti i problemi aperti dalle prossime elezioni in Burundi a giugno, per prendere in pugno la situazione e provare a destabilizzare il Paese.
Sempre Pierre Nkurunziza ha garantito inoltre ,da parte sua e del suo partito, ai burundesi il rispetto della Costituzione e, anzi, li ha ringraziati per la pazienza mostrata (parole del presidente) e per tutti gli inconvenienti che, in queste ore , quale popolazione civile inerme, hanno dovuto sopportare.
Naturalmente conosciamo bene il significato che i capi di Stato in Africa danno alla parola "democrazia", che quasi sempre è al contempo "oligocrazia" e "plutocrazia". Perciò crediamo poco alle belle parole pronunciate al rientro dal Tanzania da Nkurunziza.
Sappiamo semmai, e lo abbiamo visto nei video amatoriali ( e non), la violenza usata dalla polizia locale nei confronti di tanta povera gente inerme e rassegnata a subire, senza potersi affatto ribellare solo perché, magari, sospettata di remare contro. Sospetti ovviamente per nulla accertati.
E poi c'è stata la fuga di tante persone, con ogni mezzo, verso i Paesi confinanti prima ancora che venissero chiuse le frontiere.E i numeri qualcosa significano.
Insomma, nonostante il discorso del rientro, i prossimi giorni non garantiscono tranquillità né a Pierre Nkurunziza, né tantomeno ai burundesi.
Esiste, infatti, un'opposizione reale a Nkurunziza, che non smetterà di far valere le proprie ragioni e di manifestare il proprio dissenso.
E meno male che c'è.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)