Oggi vogliamo parlarvi di qualcosa che sino alla lettura dell’articolo non potevamo immaginare, perché per l’appunto nessuno ne parla. Noi di Oubliette ringraziamo DailyStorm e Giulia Molari per l’articolo sottostante.
Abbiate coraggio, tutto le culture stanno tendendo verso la libertà!
In queste settimane gli occhi del mondo intero sono rimasti fermi, impietriti di fronte alle violente manifestazioni di dissenso che hanno incendiato il mondo arabo. Da Istanbul al Cairo il denominatore comune della protesta è stata la rabbia della piazza nei confronti dei governi nazionali, incapaci di rispondere al bisogno di democrazia rivendicato più volte dall’intera collettività. Ma ad oggi l’epicentro delle contestazioni si sposta più ad Est, precisamente nelle piazze di Sofia, antica capitale della Bulgaria. A distanza di 5 mesi dalle contestazioni di febbraio che avevano coinciso con le dimissioni dell’esecutivo Borisov, centinaia di bulgari sono tornati a manifestare. Da circa un mese e precisamente dal 14 giugno, le proteste vanno avanti ininterrottamente.
Ma la ragione più profonda del malcontento dei manifestanti è da ricercarsi nella decisione dell’attuale esecutivo di nominare Delyan
32 anni, deputato dal 2009 con il DPS, Peevsky è anche il figlio di Irena Krasteva, proprietaria della più grande gruppo mediatico bulgaro. Un personaggio influente in diversi settori della vita del Paese, che non si sa come, o forse si sa, a 21 anni diventò membro del consiglio di amministrazione del porto di Varna, in seguito fu costretto ad abbandonare questa posizione per mancanza di titoli di studio richiesti.
Ma fu nel 2005 che fece il salto di qualità. Dopo essere stato per alcuni anni investigatore venne infatti nominato vice-ministro alle Situazioni di emerenza. Perse la poltrona a causa delle accuse di concussione nel contesto dello scandalo Bulgartabac, ma poi venne assolto per assenza di prove e reintegrato. Insomma tutto normale. Se non fosse che la candidatura a deputato di Peevsky fu preceduta dall’approvazione di una legge d’urgenza che ha riformato radicalmente l’agenzia di sicurezza bulgara DANS, al vertice della quale sarebbe stato destinato Peeevsky. Questa da semplice struttura di analisi dei rischi sarebbe stata infatti investita di poteri di polizia e di indagine. Tutti requisiti, secondo i detrattori, pensati e disegnati appositamente per giovane e influente deputato.
Oltre a mettere in serio pericolo la maggioranza risicata di cui gode in Parlamento, il Presidente, per cercare di limitare il danno ha dovuto fare pubblica ammenda di fronte alle piazze gremite di manifestanti furiosi, scusandosi, per quello che lui stesso ha definito un “grave errore”. Ma l’elemento forse più grave per il primo ministro è quello di aver dato l’impressione di aver perso il controllo della situazione e di essere in balia di quegli stessi interessi economici e oligarchici che si era riproposto di arginare.
Malgrado la corruzione rappresenti il tallone d’Achille e si sia dimostrato impermeabile anche all’ingresso del Paese nell’Unione Europea, i bulgari rifiutano questo sistema. Non guardano a questo al clientelismo consolidato come la norma, non guardano passivamente alla corruzione come risultato del “così fan tutti”, non restano imbambolati di fronte agli scandali che umiliano il loro Paese. Ma al contrario reagiscono. Non si fanno fermare dalla frustrazione del fallimento preannunciato di un governo tecnico e scendono per le strade della Capitale rivendicando un ideale di Nazione giusta, capace di costruire la propria democrazia non sullo spettro del compromesso ma sulla forza della buona politica.
Written by Giulia Molari
Fonte
DailyStorm.it