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Bullismo d'altri tempi.

Creato il 28 settembre 2010 da Enricobo2
Che tristezza sentire anziani accidiosi e accigliati che sentenziano sulla gioventù. E' la solita sagra delle frasi fatte, mancanza di valori, menti deboli e ottuse, morte della cultura e degli interessi dei bamboccioni che vivono alle spalle di genitori e nonni, il tutto esasperato dal bullismo che finisce su Youtube, per finire con il classico -Ma dove andremo a finire con giovani di questa fatta.- Tanto lo diceva già quel babbione di Plinio il Vecchio duemila anni fa e il mondo è andato avanto ugualmente benissimo come sempre. Il fatto è che oggi c'è Youtube e sappiamo subito tutti di qualche bella impresa anche se è stata fatta a centinaia di chilomeri di distanza e giù tutti a pontificare sul balconing o sul parcour, dimenticandoci quello che si faceva allo stesso modo o peggio quando si era giovani. Allora si sapeva solo nel quartiere e il tempo ha colorato di rosa e di nostalgia quelle imprese lontane. A questo argomento mi ha richiamato quanto scrive qui il bravo Monty, quando parla degli scherzi dei ragazzi di un tempo. Tanto per rinfrescare le memorie ve ne racconterò due di queste imprese, occorse a miei cari amici, oggi stimatissimi e seri professionisti. Uno di questi stava in collegio, luogo tipico e specialmente deputato agli episodi di nonnismo, che all'inizio di ogni nuovo anno sottoponeva con altri biechi amici, i nuovi arrivati ad ogni genere di vessazione. Uno di questi, la classica vittima dei bulli, fu sottoposto a varie prove di sottomissione, ma fu soprattutto l'ultima che delinea bene il punto a cui arriva la testa dei ragazzi di tutte le epoche. Il luogo dei processi era una una stanza appartata del terzo piano, dove al termine delle vessazioni, il malcapitato venne condannato al "volo finale", pena massima consentita da quel tribunale.Robuste braccia lo acchiapparono, e benchè chiedesse a gran voce mercede, non fu usata pietà, fu spalancata la finestra e il disgraziato urlante fu scagliato fuori. Voi direte che è criminale lanciare uno dal terzo piano, oltretutto in un' epoca in cui non c'era un telefonino a registrare l'impresa, che così non è arrivata ai posteri se non nel racconto compiaciuto dei protagonisti. Beh, a tutto c'è una spiegazione, infatti l'edificio del collegio era in realtà costruito su una scarpata collinare, per cui la facciata aveva tre piani, mentre le stanze del terzo piano che davano sul retro erano in realtà a piano terra, quindi, soltanto un metro o poco più separavano il davanzale della finestra dal morbido praticello su cui atterrò senza danni il poveraccio, tra le sguaiate risatacce del gruppo di bulli d'antan. Altro che balconing. Domani racconterò l'altro caso.

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