Sto rileggendo per l’ennesima volta, ma in inglese e in versione integrale, Little Women, cioè nientepopodimenoche “Piccole Donne”. Ne ho parlato ieri nella Pagina del Laboratorio analizzandone l’incipit, mostrando come verbi ed avverbi contribuiscano a caratterizzare le protagoniste fin dalle primissime battute. Tutto molto lontano da Proust, ahimè. Ma io sono così, mescolo alto e basso. Sarà per come sono cresciuta, sola, a divorare ciò che si poteva leggere, ciò che trovavo in casa, da Topolino alla Divina Commedia, da Maupassant a I ragazzi della via Paal, da Liala a La Chanson de Roland. Leggevo con lo spirito di godere, di viaggiare, di evadere, di sognare una vita romantica piena d’avventure. Anche oggi, tutto ciò che mi piace e mi fa sentire bene sta sullo stesso piano, da Elisa di Rivombrosa, a Terminator, da Alien a Harry Potter, da un saggio su Bertha Mason (personaggio secondario di Jane Eyre) al diario di Anna Frank.
Non sto scrivendo nulla, se si eccettua un raccontino da niente su due sorelle omozigoti socialfobiche fatte nascere a distanza temporale l’una dall’altra. Ho bisogno di silenzio, di lasciar lavorare l’inconscio, di leggere e basta. Ho bisogno di fare il famoso viaggio in Terra Santa per acquisire nuovi stimoli. Ho pensato molto a quello che mi è stato detto circa la prima stesura de “L’uomo del sorriso” (titolo definitivo che mi soddisfa). È vero, ”ho voluto strafare” ma non ho fatto abbastanza. Un testo come quello non si esaurisce in 100 pagine, ha bisogno di tempo, di scene, dialoghi, azioni, descrizioni e riflessioni, lente e distillate, di accumulo, perché ci sia davvero dentro tutto. Avete presente i romanzi storici di Sharon Pennman? Ecco, alla fine li abbracci, li stringi a te, non li vuoi lasciare e ti restano nel cuore per sempre. Così lo voglio. Sì, lo “voglio”, e scriverlo è solo questione di pazienza, impegno, dovere, disciplina, di non tirare via e non accontentarsi, di raccontare tutto per filo e per segno, di applicare trucchi ed espedienti narrativi senza farsi fuorviare da soluzioni sbrigative. Vi lascio gli auguri per il 2012, che sarà un anno difficile per la nazione e di rinnovamento per me. Ho smesso con i propositi, deve essere un segno dell’età, ormai vegeto alla giornata. Buon anno a tutti!