Non si fa in tempo a dire buon anno che è già il cinque. Poi viene l’epifania, il sette, l’otto, la fine del mese più freddo, il carnevale, nata di marzo nata balzana, il pesce d’aprile con pasqua e la liberazione, maggio che porta la fine del campionato e i primi bagni, giugno che come sempre farà brutto, luglio con sagre e chissà che altro, agosto con ferie e autostrade congestionate, settembre che tanto piace agli scolari, ottobre vendemmiaio, novembre cupo e dicembre che vive sul Natale. Insomma, siamo quasi nel 2014. Guai se non divaghi, mi si potrebbe arguire, però è così, ve lo assicuro, volevo scrivere il post il due (l’uno non mi sentivo propriamente padrone di tutte le mie facoltà intellettive) e mi ritrovo a pigiare il cinque. Mo la sparo:
Un anno è composto di tanti rimandi e ritardi. Là, una bella massima per i prossimi 360 giorni.
Bando alle ciance, passiamo agli auguri. Potrei dirvi auguri! e che sia un’esclamazione che valga per tutti, oppure potrei fare gli auguri solo ad alcuni, i più importanti, oppure ancora, ed è quello che farò, potrei elencarne si alcuni, ma solo quelli per me più significativi, ma non per questo i più importanti. E allora auguri:
a Horatio Nelson e la sua Trafalgar, a colui che mentre scrivo passeggia per le vie di Fermo, a Pablo, ammazzato o vivo che sia, ai cosacchi del Don e le loro cicliche e inutili rivolte, a chi si emoziona a pisciare in compagnia, ai montanari baschi che attaccarono quel sapientone di Carlo Magno a Roncisvalle, al povero Orlando che a Roncisvalle ci lasciò le penne soffiando un corno, a chi va a letto pieno di idee e buoni propositi e si sveglia vuoto come un calzino, ai diavoli che nell’inferno dantesco del cul fecer trombetta, a chi vive a California e l’America non l’ha mai vista ma Livorno si e anche troppo, a chi cerca lavoro e nell’attesa scrive un blog, a tutti quelli che nel corso della storia persero la vita scannandosi in riva al Reno, a chi immagina le città in un modo e le scopre in tutt’altro modo (e gli piacciono comunque), al diamante pazzo e ai fluidi rosa nonchè agli scarafaggi beat e alle porte della percezione, a Marcovaldo e a tutti i montanari emigrati, ai paesi morti, morenti o comunque in cattiva salute, a Bottecchia che vinse due tour scattando tra i lupi alpini e pure a Bartali che i francesi ancor si incazzano, a chi ama la zia e va a porta pia, ai Cristeros, Trozkisti, Tupamaros, Mau Mau, Viva Maria, Tupac Amaru, a Felice Levratto che sfondava le reti e ai tempi della Triestina in serie A, a chi passeggiava dietro i due amanti immortalati da Cartier-Bresson, a chi abita a Tortona e tifa Derthona e non Juventus, al professore del film otto e mezzo, a chi si chiede se il mondo del calcio sarebbe cambiato se la finale del 1954 l’avrebbe vinta l’Ungheria e non la Germania, a chi si rilassa guidando in posti sperduti, a chi sta bevendo una birra in un bar di Collagna (RE) e chi guarda il cielo a Castellucchio superiore (PZ), a chi ha vissuto durante la rivoluzione francese e non se ne è nemmeno accorto, a chi guarda l’atlante mentre fa i suoi bisogni,
Infine, grazie a tutti voi che leggete e, spero, continuerete a perdere tempo da queste parti. Auguri. Tra poco è Pasqua, comunque.