La rubrica di Manuela Piccoli, esperta in filosofia
Il 10 novembre 1483 nasceva a Eisleben Martin Luther, destinato a cambiare il destino della Chiesa e l’identità stessa della religione. Entrato in convento, approfondì soprattutto l’opera di San Paolo e di Sant’Agostino e nel 1507 fu ordinato sacerdote. Fu poi chiamato all’Università di Wittemberg come docente di dialettica e nel 1513 si laureò in teologia. Da questo momento elaborò la sua dottrina, provocando una rottura insanabile con la Chiesa di Roma.Alla base del pensiero di Lutero vi sono tre fondamenti: la giustificazione per fede, per cui la salvezza dipende solo dalla grazia divina; il valore della parola nelle Sacre Scritture; il senso di una religione interiore che ha come unico garante il sacerdozio universale, cioè la comunità dei credenti e non più la casta (privilegiata) del clero.Il problema da cui parte il monaco è la distanza inaccessibile tra Dio e l’uomo, nonché l’assoluta inutilità delle azioni compiute. Sullo sfondo di questo principio e dal riscontro della corruzione ecclesiastica nascono le “95 tesi”, che egli affisse sulla cattedrale di Wittemberg nel 1517, atto considerato come l’origine del movimento protestante. Lutero contesta al Papa la prerogativa di essere il solo depositario della verità delle Scritture, inoltre i sacerdoti non servono più in quanto è la comunità laica dei credenti il tessuto connettivo della religione. D’altro canto il monaco agostiniano parte dalla premessa che tra uomo e Dio c’è una distanza ineliminabile, tanto che la ricerca di un Essere misericordioso diventa drammatica, angosciosa, senza esito. L’uomo, nella realtà della sua condizione originaria e della sua quotidianità, è peccatore ma potremmo dire “redento” se si annulla nella volontà divina. La preferenza che Lutero accorda alla Grazia come dono di Dio porta ad eliminare tutti quei sacramenti che presuppongono la mediazione ecclesiastica, ossia cresima, confessione, estrema unzione, matrimonio e infatti egli riconosce solo il battesimo e l’eucarestia. Lo storico Lucien Febvre ha sintetizzato il senso della dottrina luterana nella formula latina “credo ergo sum” proprio perché l’essere umano acquista un significato solo nella propria fede. L’uomo deve essere messo nella condizione di credere, quindi deve avere un rapporto diretto con le Sacre Scritture e questo non può avvenire finché esse non vengono tradotte nelle lingue volgari. Lutero nel 1521 si dedicò alla traduzione tedesca del Nuovo Testamento, partendo dal testo greco di Erasmo da Rotterdam.Manuela Piccoli
10 NOVEMBRE 2015