Compie oggi 61 anniPeter Gabriel.
Tanti auguri!
A seguire un' “immagine” tratta dal sito “biografieonline” il cui contenuto originale è visibile al seguente link:
http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=434&biografia=Peter+Gabriel
Ho avuto la fortuna di vederlo dal vivo, nel 1974, in veste di frontman dei Genesis ed è in quel contesto che lo preferisco, anche se il suo successivo successo da solista è stato notevole.
Impossibile dimenticare l’immagine di Peter sul palco, tra virtuosismi vocali ed effetti scenici.
Ricordo indelebile!
BIOGRAFIA
Peter Brian Gabriel, l'artista multimediale più discusso del pianeta, è nato a Cobham nel Surrey, Inghilterra, il 13 febbraio 1950. Malgrado la sua immagine di uomo rotto a tutte le diavolerie e uso a maneggiare tutti i marchingegni offerti dalla tecnologia contemporanea, è nato e cresciuto in campagna, andava a scuola in bicicletta e giocava nei campi insieme ai figli dei contadini.
Non che non fosse un visionario già da piccolo. Chi lo ha conosciuto bambino, sa bene che Peter era dotato di una tale e fervida immaginazione da essere addirittura autonomo nei giochi, arrivando a visualizzare con facilità scene di battaglie in miniatura nei campi adiacenti l'abitazione dei suoi genitori. Qualcuno ha poi visto un nesso fra questi primi giochi infantili e lo stampo autobiografico che presentano alcune canzoni, come la grande suite, dal titolo "Supper's Ready", dell'album "Foxtrot", della durata di un'intera facciata di Long Playing.
I genitori, ad ogni modo, tenevano particolarmente al fatto che Peter avesse un'educazione completa su tutti i fronti, ed ecco che lo spediscono a prendere lezioni di pianoforte, nella speranza che quello strumento, così carico di storia e di composizioni sublimi, potesse indirizzarlo verso i più alti lidi della musica occidentale. Ma il piccolo ha altre inclinazioni. Non sembra tanto portato a pigiare tasti e a studiare scale, ma è attratto dalla batteria, strumento decisamente più fisico e immediato. Il ritmo è un aspetto della musica che ha sempre affascinato Gabriel, una costante che si è portata dietro anche nella successiva e pionieristica esplorazione della musica etnica.
I suoi artisti preferiti del periodo? Semplice, il meglio del meglio della musica internazionale: Otis Redding, James Brown, Nina Simone, la musica soul in generale, e poi i Beatles (l'album di debutto dei Fab Four fu il primo album acquistato da Peter), e poi ancora i Bluesbreakers di John Majall (il primo concerto visto da Gabriel) e ancora il beat dei Kinks, Yardbirds e Rolling Stones e così via.
La scuola dell'obbligo è invece rappresentata da un classico college privato, un'esperienza che ancora oggi, qualora qualcuno osi ricordargliela, non manca di inorridire l'artista. In effetti, i college di allora non erano certo pensati per sviluppare la creatività degli alunni di talento, ma semmai per reprimerla e indirizzarla verso forme rassicuranti e accademiche. Solo la sua passione per la musica alleviò l'opprimente e disciplinata vita del college.
Durante le vacanze estive andava quasi sempre nella casa vittoriana del nonno, ripresa poi nella canzone "Musical Box", dove insieme alla sorella Anna amava rovistare nel solaio, in un baule ricco e incredibilmente pieno di vecchi costumi, che Gabriel non mancava di indossare, attratto dalle possibilità offerta dall'idea di cambiamento della propria personalità che la maschera teatrale offre.
Da quelle prime esperienze prende corpo appunto la sua passione per la rappresentazione teatrale, una forma che gli permette di esprimersi attraverso mille travestimenti; gli stessi, si può dire, che quando diventerà un artista a tutto tondo, saranno una peculiarità inconfondibile del suo fare musica, o meglio del suo modo di "rappresentare" la musica. Un modo che si estrinsecò al suo massimo grado nei Genesis, un gruppo inizialmente chiamato, quando Peter Gabriel era già incluso nella "line-up", Garden Wall.
Dopo altri cambiamenti di nome, nel 1967 (ancora studenti e minorenni), i Genesis firmano un contratto con la Decca.
Nel 1968 esce il primo singolo, "Silent Sun", il quale non solleva alcun tipo di clamore e viene al massimo osservato con benevolenza dai soli addetti ai lavori o dagli appassionati più attenti e curiosi di novità. Il problema, a giudicare con il senno di poi, è che il gruppo non aveva ancora sviluppato una fisionomia riconoscibile. Nel marzo 1969 esce infatti, ancora sotto l'egida della Decca, "From Genesis to revelation", un album ispirato ai più conosciuti Moody Blues, Nice, al folk rock di Cat Stevens e ai Family, dal quale fra l'altro Gabriel s'ispirò in seguito moltissimo per il modo di cantare ed usare la voce.
Nell'ottobre 1970 esce l'album "Trespass" con un pezzo in esso contenuto, dal titolo "The Knife", ben costruito e veramente originale per l'epoca. Rappresentato dal vivo, arriva a toccare ben diciannove minuti, mostrando finalmente il volto inedito di un Gabriel camaleontico. Nella storia incalzante di "un rivoluzionario in preda ad un delirio di potere", l'artista trasforma il personaggio della canzone in un aggressivo animale da palcoscenico che sprigiona tonalità gutturali e selvatici vibrati alla Roger Chapman, il leader dei sopracitati Family.
I Genesis divengono dunque, grazie a Peter Gabriel, un caso unico nel panorama turbolento e variopinto del rock dell'epoca, pur nelle difficoltà materiali rappresentate dall'instabilità professionale dei componenti. La formazione classica, andatasi faticosamente costruendosi per un decennio, si formò infatti solo nel 1972 con l'uscita dell'album "Nursery Cryme" (un album che rappresenta anche uno degli apici della carriera trasformistica di Gabriel), cessando però di esistere già nel 1975, con la fuoriuscita di Gabriel stesso, desideroso di intraprendere nuove e solitarie strade. Il carismatico Gabriel verrà sostituito dal più "corretto" Phil Collins.
Dopo un lungo periodo in cui il musicista sperimenta varie soluzioni nell'ambito del Pop, si dirige verso la "world music". Gabriel è fra i primi a dedicarsi a quel filone, il cui termine, oggi tanto di moda, suole definire una musica che tenta di uscire dalle secche della tradizione occidentale per innervarla di ritmi e sapori tratti dalle altre culture.
Per fare ciò, Peter Gabriel ha anche creato una sua propria casa discografica, dedita a raffinate quanto esoteriche produzioni, denominata significativamente "Real World”. Un'etichetta che ha avuto il coraggio di pubblicare, in nome della rivalutazione delle tradizioni locali che l'attenzione alla musica etnica porta con sé, dischi di artisti dei paesi più negletti dalla normale attività discografica, fra i quali si può anche annoverare, per dirne una, la Sardegna con i suoi "Tenores de Bitti" (un gruppo che canta canzoni popolari senza l'ausilio di strumenti).
Come si vede, un repertorio tutt'altro che facile o commerciale e che anzi alcune volte sfiora l'atteggiamento auto-punitivo.
Per questo motivo, quando si ascolta un'opera di Gabriel, vien fatto di pensare di trovarsi di fronte a qualcuno che ha il desiderio di scardinare i soliti luoghi comuni, un artista che ha voglia di confrontarsi con altre tradizioni e altri ritmi.