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Buon Natale

Da Benben73

Anche quest’anno è arrivato lui, il Natale. Atteso da molti; odiato da altri.

Il mio Natale, umilmente ed infantilmente atteso, sarà un Natale di riflessioni. Ho iniziato qualche giorno fa e questa mattina, appena sveglia, sono stata travolta da così tanti pensieri che l’unica cosa fattibile è stata alzarmi ed affrontarli qui, in questo spazio a me tanto caro.

Le riflessioni su come siano passati mesi pieni di lavori, di nodi colorati e punti cuciti o lavorati a maglia; di gomitoli e di progetti.

Mesi in cui l’ansia e la paura sono andate a braccetto spesso e volentieri come amiche inseparabili. L’ansia di non riuscire a fare; la paura di scontentare qualche richiesta. E, ancora, l’ansia di non essere all’altezza delle aspettative di qualcuno. Poi, ho scoperto che le aspettative erano e sono le mie. Io ed io sola posso essere la più esigente delle clienti, quella che non perdona nulla, che vede l’imperfezione minima e scarta ciò che ad occhi estranei è perfetto. Io e solo io posso essere giudice spietato. Ed ho capito, ora (sempre meglio tardi che mai) che devo essere severa con me stessa, così tanto da assomigliare alla matrigna di Cenerentola: solo in questo modo posso curare al meglio la qualità di ciò che faccio.

Sono stati mesi di tempi stretti e di precari equilibri per organizzare tutto: casa, camminate nordiche, lavoro gomitoloso, collaborazioni e, ancora, casa, conti, spese e tasse da pagare. Tutto – scadenze, appuntamenti, riunioni di condominio e chi più ne ha più ne metta – è stato scritto, annotato sull’agenda: vizio o pregio o, più semplicemente, una deformazione (ex) professionale dura a morire.

Sono stati mesi di sorrisi, risate fino alle lacrime e di complicità con Alessia. Da vicine ad amiche, da amiche a collaboratrici e supporter l’una per l’altra. Lei, scatto dopo scatto, è riuscita a donare ad ogni piccolo oggetto nuvoloso e gomitoloso una luce nuova, un’anima che non pensavo nemmeno potesse possedere. Lei, con la sua inseparabile macchina fotografica, sa rendere tutto più bello, tanto che spesso mi domano: <<Ma l’ho fatto davvero io?>>.  Difficile è qui spiegare quanto questi mesi di collaborazione e non siano stati ricchi di emozioni. E le emozioni, si sa, sono travolgenti. Per capire davvero ciò che non riesco a descrivere dovreste provare a chiudere gli occhi e pensare, immaginare quando è stata l’ultima volta in cui vi si è accapponata la pelle dalla gioia. Fatto?

Sono stati mesi sorprendenti per le persone che ho incontrato e – finalmente – conosciuto: Morena e Kate. I loro abbracci, sorrisi e parole mi hanno fatto capire che non sono poi così matta nel mio viaggio decisamente contro corrente. Le ho scoperte più vicine di quanto mai potessi immaginare e pensare. A loro va il mio grazie ed il mio matassoso abbraccio. Anche Sara, conosciuta a Verona, con i suoi magnifici bottoni si è rivelata un elfo inaspettato e complice; una persona con cui parlare e confrontarmi.

Sono stati mesi di “cogitabonde riflessioni” sul mio piccolo divano giallo, piccolo ed incasinato come solo io posso saperlo rendere. Riflessioni su tutto: sui perché, come e quando della vita. Riflessioni fatte alla campagna ed al cielo che mi stanno innanzi, come adesso, velate ora (mentre scrivo) da una nebbia dorata. Riflessioni sul senso di tutto ciò: ossia di questa fatica, gioiosa fatica che mi porta a non accettare schemi, scrivanie ed orari. Riflessioni sul perché ormai Benedetta è pure un elfo. Perché? Sapete che non lo so. Eppure se mi chiamate elfo, mi volto e vi rispondo pure.

Sono stati mesi di scrittura. Scrittura qui, su quest’isola e altrove. Racconti e bozze di narrativa a cui tengo e che il tempo mi strappa continuamente dalle mani. Un sogno, un altro sogno che cullo e dondolo sulla punta delle dita. Un sogno accompagnato dalla più grande paura (più grande dell’ansia di scontentare qualcuno): il non essere compresa. Perché per chi scrive, la scrittura non è solo fine a se stessa; non è la la vendita o la classifica. No. Lo scrivere è un tormentato processo di scissione e separazione: donare parte di sé a perfetti sconosciuti. Scrivere è davvero croce e delizia… poi arriva la realtà a ricordarti che il libro delle barzellette di Totti è stato apprezzato e tu – cioè io – sprofondi nel dolore della paura dell’incomprensione e – concedetemelo – un pochetto nello sconforto. Ma, a controbilanciare tutta questa paura ci siete voi. Sì proprio voi che di persona o anche sul mio pazzo profilo Facebook spesso mi dite o scrivete frasi che mi gonfiano il cuore di puro distillato di gioia: <<Mai pensato di scrivere un libro su questa tua avventura?>>; <<E’ bello leggerti>>; <<Stai scrivendo?>>; <<Quando posso leggerti ancora?>>; <<Quando ti leggo tu arrivi>>. Beh, forse voi non lo sapete o non ve ne rendete conto, ma le vostre parole sono i complimenti più belli che un elfo come me possa ricevere. Sì scrivo – come detto qui ed altrove – scrivo perché la scrittura è respiro; fa niente se a volte diviene un respiro catarroso o asmatico. E’ pur sempre respiro. E, di certo, la paura e lo sconforto non fermano il cullare e dondolare il sogno sulla punta delle dita.

Certo, scrivere di me e di quest’avventura significherebbe lottare con il mio io razionale e con l’altra paura: l’essere giudicata. Allo stesso modo, poi, significherebbe lottare contro il tempo perché si concedesse un poco di più e con i gomitoli perché non ne rubassero più di quanto essi gioiosamente fanno. Significherebbe tutto e tanto. Significherebbe sfidare, ancora una volta, la vita e le convenzioni sociali. E, a dirla tutta, significherebbe – per dirla come la direbbe lui – mettermi nei guai. Guai per come il mio essere elfo 365 giorni l’anno e spesso ingenua mi porta a vivere, infischiandomi delle convenzioni e sentendo le emozioni che trapassano pelle, muscoli, ossa, cuore fino a schiantarsi sull’anima. Sono, anzi, sarei pronta per questo? Ecco un’altra riflessione da divano giallo :-) E se fosse davvero un libro, quale sarebbe il titolo? Riflessione bis :-)

Anyway… sorrido e penso – scusate, ma ci penso spesso – a coloro i quali mi hanno sempre un poco tirato nella schiena o sotto voce parlano, commentano, puntano il dito. A loro va il mio grazie. Grazie di cuore perché mi rendo conto, in tutte le difficoltà che la vita mi ha riservato e può ancora “regalarmi”, di quanto sia fortunata ad essere così come sono: il merito è vostro. Grazie <3"><3"><3

Inoltre, ci sono loro … … … … … … … … tanti, infiniti punti di sospensione che abbracciano e comprendono tutti coloro i quali stanno lottando con le difficoltà (tutte!!!) della vita. A voi, a voi tutti, va il mio cuore ed il mio bene.

Ora, per augurare a tutti voi un felice e sereno Natale non posso non farmi aiutare da una delle creature più dolci e tenere che esistano, il tipino natalizio che tanto trambusto ha combinato. Teddy:

Teddy Natale

Buon Natale amici

 Benben <3"><3"><3


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