Bart e Verona sono entrambi trentaquattrenni, precari, con poche certezze e molti sogni in testa. E vivono la loro precarietà con totale disincanto e consapevolezza, tipiche di chi in questa condizione, appunto, ci si trova da sempre.
Essi vagano in lungo e in largo per tutto il Nordamerica, passando da Phoenix per Tucson, da Madison fino al Colorado e fino al Canada alla ricerca della 'comunità' perfetta dove stabilirsi e piantare radici: attraverso questo viaggio s'imbatteranno in personaggi improbabili e surreali, come una cugina di Bart totalmente sciroccata e 'figlia dei fiori' (con un enorme letto matrimoniale dove dormono tutti i membri della famiglia, bimbi compresi), il di lui fratello (ragazzo-padre, abbandonato dalla moglie e con una figlia da accudire), una ex-collega di lavoro ninfomane e sboccata, che insulta i figli e 'ci prova' spudoratamente...
American Life sembra essere, per così dire, la 'versione natalizia' di Revolutionary Road: il tono è lieve, sarcastico, da commedia leggera, cammuffato da ennesimo road-movie... ma le prerogative sono le stesse: la perdita di valori in una società che sembra non avere più niente di umano, e dove l'unica possibilità di salvezza pare essere proprio quella del 'chiamarsi fuori', di tagliare i ponti col mondo esterno, trovando (finalmente) il proprio luogo dell'anima nella grande casa d'infanzia, rifugio uterino e 'incontaminato'.
Conclusione forse, banale e scontata. Ma il film ci arriva dopo un'oretta e mezza veloce e frizzante, dove si ride e si riflette, senza deprimersi. E, per un film 'natalizo', direi che è già tanto.
VOTO: * * *