Attraversavo la vasta pianura. La neve era come vetro.
Faceva freddo. L’aria era morta.
Non un movimento, non un suono.
L’orizzonte era circolare.
Nero il cielo. Morte le stelle. Sepolta ieri la luna.
Non sorto il sole.
Gridai. Non mi udii.
Gridai ancora.
Vidi un corpo disteso sulla neve.
Era Gesù Bambino.
Bianche e rigide le membra.
L’aureola un giallo disco gelato.
Presi il bambino in mano.
Gli mossi su e giù le braccia.
Gli sollevai le palpebre.
Non aveva occhi.
Io avevo fame.
Mangiai l’aureola.
Sapeva di pane raffermo.
Gli staccai la testa con un morso.
Marzapane stantio. Proseguii."
Chiedersi cosa rimane dello spirito del Natale, appunto. Costretti ad essere tutti più buoni, giusto un giorno all'anno.
Perdere fiducia dietro a miti che crollano, dietro a religioni distrutte o fedi perdute.
Neve come vetro, con sopra un'aria morta e silenziosa: ricordando un pò la concezione decadente dell'uomo, per il quale ogni anno basta un festone od una punta a forma di cometa sull'albero a rinnovare spiriti di bontà.
Il crudo racconto di Friedrich Dürrenmatt mette in evidenza, ancora di più, lo spirito di festa picconato a morte nel quale si affaccia l'umanità intera oggi. Nell'Happy Xmas di John Lennon pochissimo si ritrova del "War is over", nelle Feste di Natale poco si ritrova di quella pace divina alla quale dovrebbe mirare l'uomo nella costruzione di qualcosa di migliore.
La realtà è efficace, quantomeno nello smentire le intenzioni di questa festa; giornata che può deludere le aspettative, giornata che può far diventare la fede e la speranza oggetti inanimati da mangiare per non morire dentro. Il racconto del pittore, scrittore e drammaturgo svizzero non può essere parafrasato adeguatamente, se non rapportato alla deludente modernità che andiamo vivendo.
A stelle decadute, capaci di gettare l'umanità nello sconforto più totale e nella mancanza più assoluta di danze interiori, si abbina una luna sepolta senza mai aver mostrato a noi la propria, altra, seconda faccia.
Il silenzio dei tempi moderni è, per lo scrittore, un qualcosa di contemporaneamente assordante: rende infatti incapace l'uomo stesso di ascoltarsi, facendolo annegare in un continuo vortice di pensieri sempre più grandi di lui.
Assediato da tutto e da tutti, non sa illuminare e non riesce a concentrarsi.
Persi di vista punti di riferimento come stelle, Luna e Sole, rimane la sola fame a segnalare che l'uomo deve essere ancora vivo. Vivo, nonostante tutto e tutti.
Preso dalla fame, mangia qualsiasi cosa possa riuscire ad allungare i tempi della sopravvivenza.
Rimane il Natale, però; rimane per ricordare ciò che non va, per farci sapere una volta di più tutto ciò che potrebbe andare meglio. Rimane per farci capire il verso giusto delle cose, rimane per illuminare i sorrisi e per accendere gli occhi dei bambini.
Rimane, sottoforma di qualche signore che, con barba bianca e rosso vestito, giunge dentro le case a rinnovare speranze e sogni.
Dopotutto, anche gli adulti ne hanno bisogno.
