“Ci metti tutto te stesso, poi ci metti anche quello che non hai o che non sapevi di avere e finalmente c’è, è lì, nelle tue mani: il tuo libro. Bellissimo.
Poi ti guardi intorno e capisci che c’è qualcosa che non va, una roba tipo una malattia deformante, un’invalidità improvvisa o un figlio. Gli amici sorridono e camminano all’indietro, i conoscenti se la danno a gambe e tutti gli altri pensano “eccone un altro… che due palle”. Hanno dipinto in faccia il terrore che tu chieda loro di leggerlo. Il tuo libro. Neanche fossero le diapositive del mare.
E tu pensi che non hai ancora cominciato a fare un centesimo di quello che ti proponi per promuoverlo, che a te prima, prima, interessava solo che loro leggessero, ma dopo, dopo, quando guardi la pila che sta sul tavolo, dei loro gusti, del loro essere lettori coatti, non importa un cazzo, che un libro fermo in magazzino non esiste ancora e tutto quello che chiedi è che se lo prendano, che lo facciano vivere nel mondo, possibilmente per regalarlo, così potrai continuare a frequentarli senza imbarazzanti non-detti tra voi.
Vi pare patetico? Allora aspettate giugno, quando esce anche il romanzo. Questo è solo l’inizio.”
(Mauro Gasparini all’uscita di “Dammi un bacio“, 19 maggio 2010.)